Della finzione o della realtà Osservazioni su Magnifica presenza di Ferzan Ozpetek (2012)
I. Sin da subito la musica di Pasquale Catalano libera un sapore dolciastro che seduce, trascina e penetra nell'alloggio di via Cavalcanti 37, a Roma. Qui la nuova proprietaria dice a Pietro e a sua cugina che la vecchia proprietaria, la contessa Casanova (presso cui la madre era stata dama di compagnia), aveva aiutato molte persone durante la guerra. La comparsa fugace della sinagoga, sullo sfondo, all'esterno e la presenza di un basso ripostiglio in una stanza dell'alloggio, all'nterno, aggiungono ulteriori elementi per riconoscere meglio il retrogusto di quella melodia. Con la morte dell'amore nell'anima, perché l'amante l'ha appena lasciato, Pietro, che aveva deciso di prendere in affitto l'alloggio, ora accetta anche gli spettri che da tempo abitano quella casa e che da 69 anni attendevano la sua magnifica presenza. Sì, ora egli non ha più paura delle vivide presenze di morte. La morte gli pare immediatamente più familiare, più intima: se la sente nell'anima. Quello che prova è un sentimento sublime, perché rhizomatico, perché ora il simile si incontra col simile, la morte si incontra con la morte. Ora, direbbe Blanchot, accade la rencontre de lamort et de la mort. In quanto omosessuale, Pietro incarna la duplicità di Hermes: da un lato si fa interprete degli spiriti, confonde, e dall'altra fa da psicopompo, consente il passaggio, il contatto, il collegamento, la fusione tra realtà e irrealtà, tra cielo e terra, tra l'aldilà e l'al di qua, tra l'uomo e la donna. ... continua