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Le Università accusano ''La politica dimentica .'' - martedì 20 settembre 2005 at 17:33

A Roma la conferenza dei rettori, che chiedono fondi per far rientrare >"i cervelli".
La Moratti, Prodi e Fassino fischiati dagli studenti

Le Università accusano
"La politica dimentica gli Atenei"


di CRISTINA NADOTTI

ROMA . La percentuale dei laureati sulla popolazione generale è ancora oggi fra le più basse d'Europa, anche se è aumentata del 33% negli ultimi tre anni. Un grido d'allarme che chiama in causa la politica che troppo spesso si dimentica dell'università. Piero Tosi, Presidente della CRUI, ha letto la sua relazione, di fronte a Romano Prodi, Piero Fassino, Luciano Violante, Letizia Moratti, Gianni Letta, Marco Follini, ma soprattutto di fronte a docenti e tanti studenti che vogliono sapere cosa li aspetta. Tensione palpabile all'entrata, dove gruppi di studenti - di diverso orientamento politico - hanno fischiato il ministro, ma anche Prodi e Fassino. E comunque la gente è rimasta fuori dalla pur grande sala Sinopoli dell'Auditorium di Roma, un segnale dell'interesse che lo stato e il futuro dell'Università riescono a destare.

Ai politici, Tosi ha rivolto un appello: "Ricordatevi dell'Università" ha detto il presidente della Crui, che ha chiesto che il Governo che uscirà dalle elezioni "promuova una convocazione degli stati generali dell'Università, una grande assise nazionale, preceduta da un documento programmatico discusso negli Atenei e tra le forze sociali, produttive e professionali del Paese, che ridefinisca la missione e il senso dell'Università". Il documento di Tosi non ha nascosto alcuno dei problemi del mondo accademico, sottolineando che spesso sono acuiti dalla difficoltà del dialogo tra università e società. Tosi ha ribadito il ruolo di raccordo della Conferenza dei rettori per promuovere il dialogo tra università e società. La prima deve "assumere su di sé l'onere delle critiche" la seconda non deve fermarsi al singolo caso per esprimere giudizi affrettati sul valore della proposta universitaria. In coda per laureati. Non ci sono ancora dati sufficienti per valutare se il nuovo ordinamento ha portato a un inserimento più rapido dei laureati nel mondo del lavoro, ma Tosi ha sottolineato un dato certo: il numero di chi completa gli studi è ancora tra i più bassi in Europa, anche se con la riforma c'è stato un calo degli abbandoni e una crescita delle immatricolazioni. profonda. Tosi ha richiamato alla considerazione del vero scopo dell'università, che non deve essere quello di formare "laureati che servono soltanto all'oggi", ma di insegnare un "metodo per imparare lungo tutto l'arco della vita". Un richiamo a riesaminare "i contenuti degli insegnamenti dei corsi di studio", per "uscire dall'enfatizzazione dell'Università professionalizzante, dare reale centralità allo studente, rivedere, normalizzandolo, il sistema dei crediti, ripensare il modo di insegnare e di imparare". Spesa e ricerca. "L'Università è strutturata sulla base del carattere pubblico dell'interesse, pertanto è preciso dovere dello Stato sostenerla" ha detto Tosi, che ha ribadito che "E' una vera e propria falsità lasciar credere che la spesa per il personale universitario sia elevata". Tosi ha poi sottolineato che "il contributo pubblico in ricerca deve essere distinto dalla spesa in innovazione, altrimenti si rischia di finanziare sotto l'etichetta di "ricerca e sviluppo" un mero aggiornamento dell'apparato produttivo. Il contributo in innovazione può essere episodico ed occasionale, al contrario del contributo per la ricerca, che deve essere continuo". Concorsi sotto accusa. Il presidente della Crui non ha evitato il tema del momento, quello del malcostume dei concorsi per chiederne una riforma rapida. "Le accuse mosse ai concorsi hanno trovato la loro base in autentici episodi di malcostume o di esasperato localismo - ha detto Tosi -, comportamenti che anche da qui denuncio con durezza. Ciononostante la riforma dei concorsi serve e va fatta: con rapidità e con il consenso del mondo universitario". Nell'elaborare la riforma dei concorsi (e una grande parte nella relazione ha avuto il sistema del reclutamento) secondo Tosi "sarebbe davvero ora di allinearci ad altri Paesi europei, in cui le Università decidono e vengono valutate per quello che riescono a fare. Nessuno, allora, potrebbe permettersi di non premiare i migliori, sia nel reclutamento sia nelle progressioni di carriera". La fuga dei cervelli. Tosi ha sottolineato come "uno degli effetti della barriera frapposta in questi decenni all'ingresso dei giovani ricercatori è che molti fra i migliori "cervelli" devono necessariamente scegliere la via dell'emigrazione. I danni di questo esodo per le stesse Università sono considerevoli da tutti i punti di vista, in un momento in cui l'Italia avrebbe per di più bisogno del massimo apporto da parte delle sue intelligenze più creative. Da anni i Rettori invocano un intervento della politica, che viene costantemente eluso". L'emigrazione dei migliori ha influito sulla ricerca. E comunque "anche se i nostri ricercatori sono i meno pagati d'Europa ed anche quelli con l'età media fra le più alte - ha detto - la nostra produzione scientifica è in linea con la media europea, sia per pubblicazioni che per brevettazione, quando la si valuti a parità di numero di ricercatori. In uno studio sulla produzione scientifica dei migliori scienziati italiani confrontata con quella dei migliori scienziati del mondo, il nostro peso si attesta come media intorno al 15%, superiore alla media mondiale, e arriva fino al 30% in alcune aree scientifiche". L'appello al nuovo governo. Infine la richiesta forte in vista delle elezioni politiche. "Chi, tra le forze politiche, saprà rispondere a questo appello mostrerà di avere davvero a cuore le sorti delle nuove generazioni", ha concluso Tosi, sostenendo che solo con l'interazione tra società e università si possa " aiutare il Paese ad uscire dalla crisi in cui si trova".

(20 settembre 2005)




Fonte: La Repubblica Online


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