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Reddito minimo, protesta disperata - domenica 13 febbraio 2005 at 18:30

Serra San Bruno. I lavoratori da due giorni barricati all'interno del palazzo municipale
Reddito minimo, protesta disperata
Il sindaco Bruno Censore: «Rimarrò al fianco di chi sta soffrendo»

SERRA SAN BRUNO . La protesta dei lavoratori del Reddito minimo di inserimento si fa sempre più disperata. Da due giorni sono barricati all'interno del palazzo municipale, bloccando le vie d'accesso. Chiedono a gran voce la redazione di quel decreto che, secondo le previsioni, dovrebbe essere licenziato dal Senato entro il 28 di questo mese, affinché possano continuare a lavorare anche nel 2005. Chiedono soprattutto, però, un futuro occupazionale privo di incertezze, visto che le risorse finanziarie residue saranno sufficienti per mantenere l'impiego solo per qualche mese. La lotta, dura e disperata, guidata dallo Slai Cobas, non ha mancato di registrare momenti di forte tensione anche con le forze dell'ordine.
«Era inevitabile che fosse così - commenta Giovanni Patania, del coordinamento nazionale dello Slai Cobas - I lavoratori intendono manifestare civilmente, anche se ci rendiamo conto che occupare una sede istituzionale e interdire le vie d'accesso significa travalicare i confini della legalità. D'altro canto qui esistono situazioni di gravissima indigenza, di vera e propria povertà, e chi non ha nulla da mangiare e da offrire ai propri figli, non ha nulla da perdere. Ci sono stati momenti di tensione con le forze dell'ordine, è vero, ma ci corre l'obbligo di ringraziare pubblicamente il dirigente della Digos Giovanni Gigliotti che ha compreso la disperazione della protesta e ha fatto sì che si scongiurassero seri disturbi all'ordine pubblico. La sua condotta è stata esemplare soprattutto per i lavoratori che hanno, una volta tanto, apprezzato il volto umano dello Stato».
Patania annuncia che «i lavoratori del Rmi di inserimento di Serra sono pronti ad andare avanti ad oltranza, lo stesso faranno quelli di Briatico e di Vibo, perché è assurdo che questo Governo possa decidere di relegare così tante famiglie ad una condizione di povertà assoluta».
Vicino ai lavoratori in lotta anche il sindaco di Serra Bruno Censore. «Sono un uomo delle istituzioni - ha commentato il primo cittadino - Mi rendo benissimo conto dei rischi della situazione, al contempo però non posso non ribadire la mia totale vicinanza e solidarietà a questa lotta disperata. Io vivo ogni giorno in mezzo a loro, so cosa c'è nei loro occhi. Sono bene che una parte di essi che potrebbe anche rinunciare al Reddito minimo, ma ce ne sono altri che invece, senza questo sussidio, non avrebbe da mangiare nel vero senso del termine. Ed è a loro, soprattutto, che sono più vicino. Sposo incondizionatamente la loro causa, perché sono orgoglioso di essere il loro sindaco e il mio primo dovere è stare al fianco di chi ha davvero bisogno di aiuto. Probabilmente in molti stenteranno a crederlo, ma qui esistono veramente delle situazioni di vera e propria povertà. Cose che nel terzo millennio, in un paese che si definisce democratico, sarebbero inconcepibili. Eppure è così. Farò tutto quanto è nelle mie possibilità per cambiare questo stato di cose, ma è necessario anche il contributo di tutti gli amministratori e dell'intera classe politica e istituzionale del Vibonese e della Calabria. Chi soffre non può e non deve sentirsi solo. Qui c'è bisogno di lavoro, perché un uomo senza lavoro non è un uomo libero».
L'occupazione, dunque, va avanti. Uomini, donne, bambini. Interi nuclei familiari asseragliati all'interno del palazzo municipale. Non c'è più concertazione che tenga, d'ora in avanti la lotta sarà dura e se dal Governo non dovessero giungere segnali concreti continuerà a salire di tono. Infondo chi non ha nulla, non ha niente da perdere.

Enzo Vellone
12 febbraio 2005


Fonte: Il Quotidiano della Calabria online


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