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Partita aperta al botteghino di via Nazionale - domenica 12 gennaio 2003 at 12:20
Il giorno dopo Aprile festeggia e Fassino fa buon viso a cattivo gioco
Partita aperta al botteghino di via Nazionale
Frida Nacinovich

Firenze - nostra inviata
A Firenze dal Palasport allo stadio il passo è breve. Un centinaio di metri, che Massimo D'Alema percorre con uno scatto da ala destra. Poi si ferma e incita i compagni: «Il centro sinistra deve funzionare come una squadra dove non tutti possono giocare centravanti. Ma dove ognuno, con ruoli diversi, cerca di fare gol agli altri e non alla propria squadra». Il presidente Ds è nel pallone, non ci sono dubbi. Lui è sceso in campo per salvare Fassino dalla giovane promessa della squadra di via Nazionale. Uno che sta conquistando la fascia di capitano a suon di gol, e che fa esultare il pubblico votante. Il nuovo bomber Cofferati sta convincendo anche i tifosi delle altre squadre. Da Di Pietro a Paolo Flores D'Arcais, passando per Pancho Pardi. Ma per l'amor del cielo non parlate di calcio a Giovanni Berlinguer: «Io non gioco a calcio da più di cinquant'anni», risponde a D'Alema il portavoce della sinistra Ds. In altre parole, piantiamola subito con questa storia degli autogol. Però sullo sfondo sembra di sentire il coro da stadio di quelli di Aprile, non certo lusinghiero per il giocatore D'Alema.
Eppure la sinistra Ds è riuscita in un piccolo miracolo. Non quello di riempire il Palasport fiorentino lasciando fuori per lo meno duemila persone. Piuttosto quello di far apparire uomo di sinistra il sindaco della città. Leonardo Domenici, dalemiano di origine controllata, non si è preso nemmeno mezzo fischio dalla platea "peggiorista". Gli è bastato fare un discorso intelligente (e un po' buonista), rivendicando il ruolo della sua città come luogo d'incontro e dialogo delle idee. Ci vuol poco per far bella figura con il generoso pubblico del centro sinistra. Ma c'è chi non sembra averlo ancora capito. Lo ha compreso benissimo Rosy Bindi, che è stata travolta dagli applausi sotto lo sguardo soddisfatto/stupefatto di Nanni Moretti. A proposito, il regista neorealista ha eletto Sergio, Sergio, Sergio Cofferati leader del nuovo centro sinistra. Più che una squadra è un'idea, ma tanto è bastato alla destra del partito per arrabbiarsi. Nemmeno le avessero offeso la mamma. «Così non si va da nessuna parte», sentenzia Giorgio Napolitano. Anche lui è da parecchio che non gioca a pallone, ammesso che lo abbia mai fatto. Per fortuna dei Ds però non parla di autogol.

Aprile si avvicina. Così D'Alema scende in campo e sostiene il segretario dei Ds Fassino. Anche il suo sfogo fatto in direzione contro il "cofferatismo". Uno spot che ha funzionato a meraviglia per riempire il Palasport di Firenze di una folla osannante. «Sergio, Sergio, Sergio». E Moretti lo dice senza mezzi termini: «Non si faccia costringere da noi al ruolo riduttivo di leader soltanto della nostra galassia, di associazioni e movimenti, della sinistra radicale. Sergio deve poter parlare anche agli altri».
E il leader in fieri risponde. Fassino dice che lui delegittima il vertice dei Ds, il suo partito? «Non voglio delegittimare nessuno». Il giorno dopo il segretario Ds non ha paura di tirare il calcio di rigore: «Lavoriamo tutti insieme per un'alternativa a Berlusconi».
Giuseppe Caldarola è del tutto d'accordo a metà: «Cofferati è il leader della sinistra radicale e movimentista». Autogol. Anche perché il diretto interessato batte un colpo e fa informalmente sapere che una "cosa" allargata ai movimenti gli interessa...

Ah, i bei tempi andati dell'Italia campione del mondo. Più modestamente il centro sinistra vorrebbe tornare al 1996, con l'Ulivo (allargato) campione d'Italia. Ritrovare il filo di una politica fatta di passione, di impegno. Quello "spirito" che portò Prodi alla vittoria. Uno striscione lo chiede a chiare lettere: "Il popolo di sinistra ha un sogno, quello di liberarsi da un incubo. Sergio, guidaci e facci sperare".
Gli applausi e l'insolita presenza dei "professori fiorentini" - Pancho Pardi e Paul Ginsbourg in testa - che vanno ad attaccare coccarde e a raccogliere fondi per autofinanziare la serata e per sottoscrivere a favore di Emergency, danno un tocco molto poco "riformista".
E sì che Cofferati si dice convinto di esserlo.

Capitolo riforme. L'Udc Marco Follini crede che le riforme siano roba più da «cuori freddi che da cuori caldi, qual è la sinistra di Firenze che si è stretta intorno a Cofferati incoronandolo leader». Il ministro Giovanardi plaude alla ragionevolezza di Fassino, ma aggiunge che fino a quando l'opposizione non troverà la forza di legittimare l'avversario che ha vinto le elezioni, la maggioranza sarà a sua volta legittimata a procedere da sola. Dopo l'avanti tutta imposto da Berlusconi nell'ultimo Consiglio dei ministri, nella Casa delle Libertà anche i centristi sembrano ormai rassegnati al fatto che il dialogo sia chiuso. Strano, no?

A conti fatti l'unico davvero ragionevole ai centristi pare Fassino. Non è ragionevole Rutelli, che con la sua pregiudiziale sul conflitto di interessi chiude molti degli spiragli che sembravano essersi aperti.
Non lo è certamente Cofferati che asseconda i girotondi di Moretti nel loro no a qualsiasi tipo di inciucio istituzionale. «Un tifoso della Juve e un tifoso del Milan - è l'immagine che utilizza Giovanardi - tengono entrambi per la propria squadra, ma vogliono che la partita si giochi».
Al di là della scelta delle squadre - c'è chi vuole sempre vincere, con ogni mezzo - una cosa appare chiara. Anche la destra è nel pallone.
E vuol giocare con Fassino.


Fonte: liberazione online

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