News Item

View All News Items

Il mondo incantato di Mike Arruzza - venerdì 28 maggio 2004 at 16:17

Dasà. Pittore autodidatta di valore e cantore straordinario della nostra terra
Il mondo incantato di Mike Arruzza

DASA' VV. Discreto, silenzioso, caparbio nell'inseguire ricordi di un'infanzia passata nei vicoli del suo paese, dove ha deciso di ritornare dopo tanti anni vissuti a Milano e negli Stati Uniti.
Mike Arruzza non ama far parlare di sé. Sono i suoi amici, a volte, ad alzare il sipario sulla sua arte e sui suoi colori. Quegli amici che lo stimano e lo apprezzano per com'è, essenziale, concreto, semplice. Tra questi, Alberto Romanò, che ha portato in redazione alcune foto dei suoi ultimi quadri e cenni di una biografia che apparentemente è uguale a tante altre, ma poi scopri che è pervasa in maniera unica dall'amore sviscerato per la sua terra, per la nostra Calabria, con le sue contraddizioni e con le sue speranze di riscatto. Con i suoi paesaggi brulli o assolati e con i suoi personaggi al centro di scene legate ad una vita contadina che ci appare lontana, eppure dista da noi soltanto qualche decennio.
Scene che ci appartengono, perché è nostro, universale, è vissuto in tutti i nostri paesi lo scarparo intento a cucire le scarpe con lesina e filo. Ma il "suo" calzolaio è unico.
La figura del mastro, camicia bianca e occhiali appena calati sul naso, si staglia serena, sicura, lenta, su uno sfondo nero. Le mani che tirano lo spago sono forti, robuste. Il suo posto di lavoro è un tavolino rotondo, dove si trova anche la scatolina di lucido marca "Marga". Piccoli dettagli che ci riconducono a tempi lontani. Tornano alla memoria odori antichi, semplici, familiari.
C'è poi la religiosità che viene da "Il pane", quella fede genuina delle nostre mamme, che tagliavano la "pitta" segnata dalla croce quasi con devozione e con un sorriso che era una preghiera di ringraziamento a Dio. Anche per il poco che si aveva. Commovente la tenerezza dei vecchi di "La lettera" e di "Meditazione", il primo concentrato a scrivere e il secondo quasi a posare per una foto. Tutti e due con quegli occhiali sul naso che li rendono "nostri".
E che dire dei volti pensierosi o sereni di donna ("Amore e vita", "Vento dell'est" "La gitana")? Solari e spensierate, inoltre. le facce dei contadinelli di "Un ragazzo di nome Turi" e di "Pane e cipolla". C'è il suo mondo, nelle sue opere, la nostra infanzia. Il mondo degli spaccalegna delle Serre, della ragazza che, tornando dalla campagna, si ferma alla fontana per lavarsi i piedi, le "nature morte" fatte di mele poco belle a vedersi ma squisite al palato. Importa poco sapere quanti premi e riconoscimenti ha ottenuto nella sua carriera. Oppure i risvolti di una vita vissuta all'insegna dell'arte. O i suoi progetti.
Di Mike Arruzza parlano i suoi quadri. Che ci fanno rimpiangere quelle "piccole grandi cose" di un piccolo mondo antico lasciato per strada.

fra. pa.
(28 maggio 2004)


Fonte: Il Quotidiano della Calabria online

home page


Per inviare una tua notizia alla redazione, posta qui:

news per la redazione altomesima



Powered by Web Wiz Site News version 3.05
Copyright ©2001-2002 Web Wiz Guide