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Italia ferma per lo sciopero - sabato 27 marzo 2004 at 10:37

Centinaia di migliaia in piazza in oltre sessanta manifestazioni
Adesioni altissime secondo i sindacati con punte del 100%
Italia ferma per lo sciopero
"Un milione nelle piazze"
Epifani: "Il Paese vive la più lunga stagnazione dal dopoguerra"
Pezzotta: "Adesso il governo ci deve ascoltare"

ROMA - "Il Paese si è fermato per lo sciopero generale e un milione di persone hanno manifestato in piazza". L'esultanza dei sindacati si materializza dopo che le cifre snocciolate dalle centrali periferiche di Cgil, Cisl e Uil parlano di centinaia di migliaia di manifestanti in piazza e di uffici chiusi, trasporti bloccati, fabbriche ferme con astensioni dal lavoro che vanno dal 70 per cento a punte del 100 per cento. La risposta, secondo il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, ad una situazione economica e sociale che vede "da 36 mesi un Paese fermo nella più lunga stagnazione produttiva dal dopo guerra".

Il bollettino della task force sindacale incaricata di monitorare l'andamento dello sciopero è chiaro: 200 mila in piazza a Milano, 120 mila a Palermo, 80 mila a Roma. E ancora 40 mila a Torino, 50 mila a Genova. Numeri altissimi in tutte e sessanta le manifestazioni convocate. E poi le adesioni: 90% dei lavoratori in sciopero in Umbria, 80 per cento in Puglia e nel Lazio mentre, in particolare, uffici pubblici e trasporti si sono praticamente fermati.

La Fiat, rilevano Cgil, Cisl e Uil, risponde assai bene: al 70% delle carrozzerie di Mirafiori fa da contraltare il 60% nel resto dello stabilimento, 60% anche all'Iveco mentre, sempre a Torino, la partecipazione sale all'80% alla Bertone e alla Merloni e al 100% alla Sergat. Molto alta l'adesione nelle piccole aziende metalmeccaniche torinesi, con un dato medio dell'80%.

Positivi anche gli altri dati, a campione, nelle principali industrie del Paese. A Parma si segnala il 100% nelle realtà storiche dell'industria alimentare: Parmalat e Barilla. A Brescia sciopera l'85% alla Beretta e all'Ital Presse, il 100% all'Alfa confezioni e all'Italcementi, il 90% alla Lucas Moda, il 75% al Comune di Brescia.

A Milano 100% all'Alfa, all'Ansaldo e alla Otis (ascensori) e il 95% alla Pirelli di Bollate; 100% anche alla Mondatori, alla Galbani e alla Centrale del latte.

Numeri che fanno rilanciare a Cgil, Cisl e Uil la sfida al governo. "La lotta di oggi ha una grande valenza unitaria - ha detto Guglielmo Epifani a Palermo - incalzeremo il governo giorno dopo giorno, non aspetteremo più convocazioni che poi non arrivano mai. Questo governo ha una grande capacità di fuggire, di nascondersi dalle proprie responsabilità, sia quando è d'accordo con noi sia quando non lo è".

"Oggi la gente è scesa in piazza - ha detto invece il leader della Cisl Savino Pezzotta a Milano - contro la riforma delle pensioni, per una nuova politica economica, per chiedere lavoro e sviluppo di qualità, opportunità per il Mezzogiorno, un fisco equo e redistributivo, un welfare in grado di rispondere ai nuovi bisogni del paese. Su questi temi vogliamo un confronto con il governo. Da parte nostra siamo pronti".

Ancora più duro il leader della Uil Luigi Angeletti. ''Occorre - ha detto il sindacalista concludendo la manifestazione a Roma - rovesciare la politica
economica del governo. Come abbiamo fatto cambiare molte decisioni del governo, faremo cambiare anche questa (le pensioni - ndr) perché è una politica non contro il sindacato ma contro il Paese''.

Ma questa volta non sono solo i confederali a sparare contro il governo. Critiche severe giungono anche dal sindacato di destra, l'Ugl. "La grande adesione allo sciopero - ha detto il segretario dell'Ugl Stefano Cetica - che stiamo registrando in tutta Italia dimostra quanto siano fondate le ragioni del sindacato e quanto sia urgente una inversione di rotta nelle scelte di politica economica". "Il governo colga l'importanza di questa mobilitazione - ha continuato - aprendo subito il confronto sul nuovo Welfare e sulle politiche di sviluppo necessarie per far uscire il Paese da una difficile congiuntura economica che sta penalizzando oltremodo le famiglie, i lavoratori dipendenti ed i pensionati".


(26 marzo 2004)


Fonte: La Repubblica online


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