News Item

View All News Items

La sinistra è figlia di un Dio minore? - venerdì 20 febbraio 2004 at 15:17

Sono fra coloro che hanno assistito con molto scetticismo alla due giorni del Palalottomatica. E se, dalla giornata iniziale - tra stile “americano”, relazioni di partito e siparietti in cui potevano parlare “operai veri” (ma come, esistono ancora?) - sono uscito con uno stato d'animo assai simile a quello espresso sull'Unità da Roberto Cotroneo - un po' depresso, molto estraneo -, non si può non riconoscere alla giornata di sabato più vivacità e più verità. Amato ha polemizzato con una lettura moderata del riformismo. D'Alema ha affermato che abbiamo perso in Europa negli anni scorsi a causa della subalternità al pensiero unico liberista - per aver detto molto meno due anni fa fummo accusati di essere degli anti-partito. Franco Marini, col suo “compagne e compagni”, ha svolto un'efficacissima orazione contro la flessibilità e per la sicurezza sociale e del lavoro. Ma Prodi, soprattutto, ha parlato di un'Europa “altra” - un po' diversa da quella che ha presieduto - e del popolo della pace come del popolo “costituente” la nuova Europa.
Sono fra chi ha prima contrastato l'idea del triciclo e ora sa che non se ne può tornare indietro. E tuttavia, non essendomi passato lo scetticismo, - proprio quando si sta producendo una divisione nel centrosinistra e nei Ds sul tema della guerra - sento il dovere, al di là di logiche correntizie di fare due domande.
La prima è per Fassino e per D'Alema. Perché siete entrati in quel catino dando l'idea che la sinistra è figlia di un dio minore? Si sta formando un nuovo soggetto politico di centrosinistra. In questo soggetto gli eredi di De Gasperi e di Moro rivendicano orgogliosamente la propria storia. Senza radici, infatti, non si va da nessuna parte. Sono state giornate di autentico orgoglio democristiano. Perfino i repubblicani portano la forza della storia di quella tradizione. Ma perché, allora, è stato solo Boselli a dover apertamente e senza complessi rivendicare la tradizione e la storia del socialismo, a partire dagli albori? Fassino ha citato di sfuggita Berlinguer e Amendola. La parola Pci non è mai stata pronunciata. Grandi omaggi sono venuti dalla sinistra italiana a De Gasperi. Le cinque citazioni iniziali erano di Spinelli - azionista e socialista atipico -, De Gasperi, con Adenauer - democristiani -, Ciampi - laico e centrista -, Havel - liberale - e la volontaria cattolica Annalena Tonelli, assassinata in Somalia. Niente Pci, niente Psi, niente Di Vittorio o Lama, niente 68, niente Falcone o Livatino. Di un intellettuale scomodo, atipico e straordinario come Pasolini si è preso un pezzo “evangelico”. Non si è vista una bandiera rossa. La Cgil è stata ospite accolta distrattamente. Si sono viste in video molte bandiere arcobaleno - con scritte “fermiamo la guerra”, abbastanza ironiche rispetto alle incertezze di questi giorni.
La sinistra italiana entra così in punta dei piedi, quasi chiedendo scusa, egemonizzata dalla componente cattolica che tante volte - Scalfaro, Bindi, Marini - sembra la sinistra della lista unitaria. È una funzione ancillare che non corrisponde neppure alla storia degli anni 90 - quando il Pci-Pds-Ds è stato decisivo, nella sua autonomia, nell'azione svolta per salvare il Paese e per entrare in Europa -, a quella dei nostri governi, e non corrisponde soprattutto a quello che con disprezzo è stato definito il “biennio rosso”, e senza il quale non ci sarebbe stata lista unitaria e Prodi oggi non sarebbe così in campo.
Spero che mi smentirete. Non su quello che è successo. Ma sul carattere di sinistra, sulle radici di sinistra, sui valori e sui programmi che un partito del 20% porta in questa aggregazione nuova. Sulla centralità del lavoro, sulla capacità di rappresentare la voce degli operai e dei “flessibili”, dei salari bassi e dei giovani che vogliono affermarsi, sull'identificazione con le lotte sindacali e sociali. Continuo a pensare che in un grande disegno unitario - vera vocazione della sinistra italiana, ma che ha bisogno di un'unità assai più larga, che rifiuti di separare riformismo e radicalità, e che oggi è solo il grande ulivo - la presenza di una sinistra con la sua storia, la sua diversità, i suoi valori comuni sarà la principale garanzia di un carattere riformatore dell'azione di governo.
E spero soprattutto che mi smentirete coi fatti e con i voti parlamentari, partendo dal voto contrario al decreto sulla guerra.
La seconda domanda è per Prodi. Perché fai tua una personalizzazione così esasperata della politica? Tanta gente ha preso fiducia in questi giorni: ha visto Prodi in campo. Vede un'alternativa. Sa che possiamo battere Berlusconi. Non vuole divisioni e rotture - e alcuni commenti di altre forze del centrosinistra sembrano talvolta animati da un'ossessione proporzionale, la ricerca di uno 0 virgola in più, e non da una consapevolezza maggioritaria (quanto meglio sarebbe stato aprire quella convenzione a Di Pietro, Occhetto, ai movimenti?). E tuttavia Ilvo Diamanti ha scritto giustamente che la forza di questa candidatura espone il centrosinistra - e in primo luogo il nuovo soggetto politico che sta nascendo - a dei rischi grandissimi. Copiare il modello Berlusconi, affidarsi ad una persona - per quanto capace e moralmente affidabile - sarebbe un errore strategico imperdonabile. Scompare la vera forza dell'Ulivo del 96, il “noi”, la partecipazione, l'ascolto. Occorre correggere questa impressione. Tu, Romano, non hai bisogno di yesman. Ma non si tratta neppure di decidere in sette anziché da soli.
Non si tratta di fare un direttorio coi quattro segretari, con D'Alema e con Amato. Si tratta di contrapporre ad un'idea di politica come guida, come giacobinismo decisionista, come potere di una persona, l'idea che milioni di persone hanno praticato e rivendicato nel “biennio rosso”: protagonismo, partecipazione, democrazia, diritto a decidere, primarie, referendum sugli accordi sindacali, rifiuto delle logiche esclusive del G8.
O questo tema - il rinnovamento della politica, la critica alla sua gerarchizzazione, la promozione attiva di nuove forme di partecipazione e di coinvolgimento diventerà costitutivo del nuovo centrosinistra e del nuovo modo di governare - o presto, troppo presto, ci ritroveremo a commettere quegli errori che tanti elettori hanno fatto giustamente fatica a perdonarci.
di Pietro Folena
20.02.2004


Fonte: L'Unità online

Forum nel sito di Aprile con l'On. Pietro Folena sul tema di questo articolo
al link: La settimana

home page


Per inviare una tua notizia alla redazione, posta qui:

news per la redazione altomesima




Powered by Web Wiz Site News version 3.05
Copyright ©2001-2002 Web Wiz Guide