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Iraq, il listone si lava le mani - giovedì 19 febbraio 2004 at 13:11

Senato: approvato il rinnovo della missione. Il triciclo non vota e si spacca. I Ds divisi in diretta tv
Iraq, il listone si lava le mani

Roma . Il governo italiano si calca l'elmetto di guerra sulla testa. Al primo passaggio parlamentare del decreto che rinnova, fino al 30 giugno, le missioni italiane all'estero compresa quella irachena e afghana, il sì del Senato è accompagnato dalla complicità della maggioranza dei Ds, della Margherita e dello Sdi che hanno scelto la strada del "non voto". Una decisione motivata con l'impossibilità di dire no a tutte le missioni e con il rifiuto del governo di non stralciare l'articolo 2 sull'Iraq, separando le votazioni.
Il risultato è stato che al primo appuntamento parlamentare il listone si è spaccato. Soprattutto, si è assistito alla rottura della Quercia in diretta televisiva e durante le proteste del sit-in pacifista davanti Palazzo Madama. «Votiamo contro il decreto Berlusconi - è stata la dichiarazione di Cesare Salvi, subito dopo quella di Gavino Angius, a nome dei venti dissidenti del listone - per dare rappresentanza e voce a quella opinione pubblica italiana e internazionale che di fronte alle terribili prospettive che si aprono per il futuro del pianeta chiede l'unica soluzione davvero realistica: il ripristino della legalità internazionale, democrazia e libertà per il popolo iracheno, non la via della guerra ma la via della pace».

Una spaccatura mai così profonda, è stata accompagnata dal successo del fronte pacifista dell'associazione Samarcanda. Rifondazione comunista, Verdi, Pdci, 16 esponenti della sinistra ds, quattro senatori della Margherita, Achille Occhetto (con lui Antonello Falomi e Tana De Zulueta) e il gruppo dell'Autonomie hanno detto no al rinnovo della missione. Quarantadue senatori, cui vanno aggiunti due assenti sicuramente per il no al rinnovo della missione e il dissenso dei due ex presidenti della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro e Francesco Cossiga, in tutto il 15% delle forze parlamentari, una parte delle quali ha presentato un ordine del giorno contro la missione e per chiedere subito il ritiro delle truppe.

Di tutt'altro tenore quello della Lista unitaria, in linea con quanto detto anche ieri dal presidente Carlo Azeglio Ciampi: «Mi auguro che la ricostruzione dell'Iraq possa fare un salto in avanti e che vi sia presto, ci sono alcuni segnali positivi, un impegno pieno da parte dell'Onu». Il documento di Ds, Margherita e Sdi si richiama - sulla base della risoluzione 1511 - a un ruolo delle Nazioni Unite già ampiamente smentito dai fatti. Un regalo per il governo che non perde l'occasione e fa suo il documento, secondo cui poco o nulla deve cambiare. Esattamente quello che Silvio Berlusconi ribadisce da Radio anch'io: «Non abbiamo alcun motivo per ritirarci». Ma senza ringraziare il listone: «E' emersa - attacca - la farsa del triciclo. Il giorno dopo la presentazione della lista, non sono riusciti a trovare l'accordo». Il capogruppo di Forza Italia, Renato Schifani, lancia la stessa frecciata, non prima però di essersi concesso una bella tirata retorica e biecamente strumentale, facendo tutto l'elenco dei morti di Nassiryia. Se il governo, presente in aula solo alla fine con Antonio Martino («Avrei preferito un maggiore consenso») ha ottenuto tutto quello che voleva, chi ne esce davvero male è la lista unitaria. Il capogruppo dei Ds tenta di spiegare le ragioni del listone: «E' inaccettabile l'atteggiamento del governo: noi ci rifiutiamo di esprimere con un solo voto il nostro no all'Iraq e il nostro sì alle altre missioni di pace». «L'pocrisia del "non voto" non può farsi scudo delle altre missioni», replica Achille Occhetto che sceglie «un no netto e chiaro». Ma è tutto il fronte delle opposizioni pacifiste che critica le posizioni del listone. Da Rifondazione comunista ai Verdi, al Pdci, ai movimenti è scaturita una dura critica che non si ferma al Senato.

Ora la parola passa alla Camera, dove il pressing pacifista potrebbe portare a un risultato diverso. Nella stessa maggioranza ds e nella Margherita sarebbero molti non convinti dalle posizioni espresse dal vertice del listone e che oggi verranno spiegate da un articolo di Piero Fassino sul Corsera. Già si avanzano no prestigiosi come quello di Rosi Bindi. Il capogruppo ds alla Camera, Luciano Violante si è sbilanciato aprendo al no, a partire da un sondaggio in cui si dice come il 75% del popolo diessino sia per la pace, così come il 51% degli italiani. Lo stesso Angius fa sapere che a Montecitorio si può sempre cambiare idea. Sicuramente non lo farà la sinistra ds, come in serata annuncia Pietro Folena: «Voteremo contro. Non aver partecipato al voto sulle missioni dei nostri militari è stato un grave errore determinato da una decisione assunta dai capigruppo del triciclo senza un'adeguata discussione».

Angela Azzaro
(19 febbraio 2004)


Fonte: Liberazione online

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