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«Ceto medio a rischio di proletarizzazione» - venerdì 30 gennaio 2004 at 11:57

30.01.2004
Eurispes: un'Italia sempre più sfiduciata. «Ceto medio a rischio di proletarizzazione»
di red unità.

Roma . L'aumento dei prezzi ha eroso in questi ultimi due anni il potere d'acquisto di una larga fascia di cittadini, tanto che i ceti medi, «spina dorsale del Paese», sono oggi a forte rischio di proletarizzazione. È l'allarme lanciato dall'Eurispes, che nel suo Rapporto Italia 2004, denuncia per gli impiegati una perdita di potere d'acquisto di quasi il 20%.

Gli italiani hanno insomma dovuto fare i conti con un'inflazione galoppante la cui colpa però, secondo Fara, non ricade sull'euro, ma sul «mancato intervento per gestire l'introduzione della moneta unica». Il governo, accusa il presidente dell'Eurispes, è stato latitante e, nascondendosi dietro la logica del laissez faire, «ha pagato la sua cambiale ai commercianti», dando via libera alle speculazioni. «Dal primo allarme prezzi - afferma Fara - sono passati 14 mesi. Si tratta di 14 mesi persi, in cui si sarebbe potuto intervenire ma non lo si è fatto».

L'Istituto di studi denuncia nel 2003 un «allargamento» della forbice tra stipendi e prezzi che ha penalizzato soprattutto le fasce più povere. «La società - spiega il presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara - è divisa in tre terzi: un terzo di supergarantiti che si possono permettere di comprare prodotti di lusso, un terzo di poveri, costretti a ripensare le proprie abitudini di consumo, e un terzo identificabile con il ceto medio che fa ormai i conti con la calcolatrice».

In questa situazione, sostiene il rapporto, gli italiani sono sempre più pessimisti riguardo alle prospettive economiche del Paese e la maggior parte di loro non riesce a mettere da parte quasi nulla per il futuro perché «non ci sono più le risorse da destinare al risparmio»: un italiano su due percepisce un netto peggioramento della situazione economica.

Secondo il sondaggio condotto dall'istituto di studi, se nel 2003 la maggior parte degli intervistati avvertiva un lieve peggioramento dell'economia italiana, nel 2004 la percentuale sale al 48,2%. Diminuisce di conseguenza il numero di chi intravede un miglioramento: in tutto poco più del 7%. La percentuale di chi considera la situazione stabile passa invece dal 27,8% del 2003 al 14,4% di quest'anno.



Fonte: L'Unità online

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