News Item

View All News Items

Nel paese che sta per sparire.. - lunedì 3 novembre 2003 at 11:22

A Laviano, in Campania, il calo della popolazione è iniziato
dopo il terremoto, così il Comune ha giocato l'ultima carta
Nel paese che sta per sparire
un bebè vale diecimila euro
Assegno ai neonati: la ricetta anti estinzione del sindaco

Laviano. I LORO nomi, come in tutta Italia, sono presi dal calendario dei santi, dalla fiction tv e dalla cronaca: le bambine si chiamano Erica, Marika, Monica e Gaia, i maschietti Matteo, Nicolas e Francesco. Ma sono davvero speciali, questi sette neonati classe 2003 residenti o domiciliati in questo Comune di montagna che si insinua fra la Lucania e l'Irpinia: ai loro genitori "rendono" 10.000 euro. Millecinquecento alla nascita, e poi quattro rate fino all'iscrizione in prima elementare, che viene premiata con il tagliando finale di 2500 euro. Basta andare in Comune e presentare l'atto di nascita: pagamento in contanti, o con un assegno da cambiare nell'unica banca del paese. "Prima di fare domande - dice il sindaco Rocco Falivena, laureato in sociologia a Trento - o pensare che qui siamo tutti impazziti, faccia un giro qui intorno. Questo non è il paese di Bengodi, tutt'altro... La miseria da noi non è una categoria dello spirito. Con i 10.000 euro consegnati ad ogni neonato ci giochiamo il bilancio, come in una roulette russa. Ma siamo decisi: o la va o la spacca. L'unica cosa che non possiamo accettare è assistere impotenti alla scomparsa del nostro paese".

Ci sono i lupi, sul monte Pennone. "Ogni tanto i pastori scendono a valle con le loro pecore sbranate, per chiedere il rimborso dalla Regione". Sembra di sentirli ululare, in questa mattina di pioggia e nuvole nere. Ma è soltanto il vento cattivo che scende dal castello normanno e spazza i ruderi del paese che non c'è più, portato via dal terremoto del 1980, e il paese nuovo che sembra disegnato da un bambino capriccioso che ha mescolato stili e colori, garage e condomìni, fiori e inferriate. Bisogna salire al cimitero, per capire. Trecento tombe tutte uguali, nome e cognome, fotografia, e per tutti la stessa data di morte: 23 novembre 1980. Erano le 19,30 della domenica e i bambini - qui si cena tardi - erano quasi tutti nelle strade a giocare. Li hanno trovati con il pallone stretto al petto o accanto alla bicicletta schiacciata. "C'è stato - ricordano gli anziani - un effetto frana: il castello ha distrutto le case sottostanti, e queste hanno colpito le altre. Il paese allora era sul cocuzzolo, si è sbriciolato come in un tragico domino".

Trecento morti su 1600 abitanti. "Il terremoto - dice il sindaco Rocco Falivena, di Rifondazione comunista, a capo di una giunta "di centro sinistra con poco centro" - ha cambiato la nostra emigrazione ed ha ucciso la speranza. Mi spiego: mio padre Giuseppe, come tanti altri, era emigrato a Stoccarda da 17 anni. Noi lo aspettavamo una volta all'anno, a Natale. Nel 1980 chissà perché tornò prima, e morì con mia madre Rosa sotto le macerie. Lui manteneva la famiglia, i figli agli studi, ed era certo, un giorno, di tornare. Il suo e il nostro futuro erano qui, a Laviano. Dopo il terremoto molti emigranti sono tornati, se non altro per seguire la ricostruzione della loro casa, le pratiche burocratiche... Molti si sono anche fermati, perché hanno trovato da lavorare nei cantieri. Infatti, nel censimento 1991 i lavianesi sono 1869. Laviano è stata la capitale dello spreco.
Ma già nel censimento 2001 gli abitanti sono diminuiti: 1589. Perché? A chi era tornato è bastato guardarsi intorno: i capannoni industriali voluti da Zamberletti sono diventati un cimitero di ferraglia, i cantieri sono stati chiusi. Ora ci sono le strade belle, le case nuove, ma nonostante questo il lavoro non è arrivato. E allora è nata l'emigrazione senza speranza, di chi chiude casa, prende la famiglia e parte per il Nord o per l'Europa senza nessuna intenzione di ritornare".

La delibera dei 10.000 euro per ogni fiocco rosa o azzurro nasce da qui. "Ci siamo chiesti: cosa può trattenere qui il ventenne appena sposato che vorrebbe raggiungere il cognato a Bologna o Faenza, dove il lavoro c'è ma l'affitto e il vitto non si pagano con un solo stipendio? L'abbiamo scritto nella delibera del 4 febbraio 2003: "Le considerazioni che muovono i popoli nei loro spostamenti sono, risolti i problemi di libertà e democrazia, quasi esclusivamente di ordine economico. Tali considerazioni incidono, limitandole quasi per difesa naturale, anche sulla programmazione delle nascite". A Laviano gli ultrasessantacinquenni sono la grande maggioranza. C'è la fila alle poste nei giorni delle pensioni, mentre le scuole rischiano di restare vuote".

L'assegno è pronto anche per "puerpere e figlio/a" (nella delibera non si parla mai di famiglie) extracomunitari. "E perché no? Se vivono qui, vanno a fare la spesa nei cinque negozi alimentari che non sanno più come andare avanti. Mandano i loro figli a scuola e la tengono aperta. Un paese ha un suo "numero legale", una specie di quorum che non può essere scalfito. Altrimenti il barbiere chiude, chi vende scarpe se ne va e sindaco e assessori restano qui a guardarsi in faccia e ad amministrare qualcosa che non è più vivo. Noi non vogliamo essere i curatori fallimentari del paese dove siamo nati".

A Laviano un chilo di pane costa 1 euro, un caffè 60 centesimi, l'affitto di un appartamento dai 150 ai 200 euro al mese. "Noi abbiamo bisogno di 2000 abitanti. Solo così la "macchina" può riprendere la propria marcia. Abbiamo 400 bungalow usati dopo il terremoto, e non li abbiamo smontati e messi all'asta: li affittiamo soprattutto ai napoletani, quelli delle periferie dove i bambini nemmeno possono uscire di casa. Vivono qui in mezzo ai boschi e pagano dai 50 ai 60 euro al mese. Con questi affitti e la vendita di legname dei boschi comunali, fra l'altro troviamo parte dei soldi per dare ai bambini il benvenuto in euro. I villeggianti arrivano d'estate, per Natale, appena possono. Noi lo chiamiamo "villaggio antistress", il posto dei bungalow. Aria pulita, acqua buona, una caciocavallo da favola. E intanto gli ospiti fanno la spesa, prendono il caffè al bar, e chissà che qualcuno non decida di fermarsi per sempre".

"In Italia si guarda all'America, per capire che succederà da noi fra sette o otto anni. Noi guardiamo più vicino, a un paese che si chiama Santomenna, 10 chilometri da qui. Lì i bambini sono quasi spariti, e prima la scuola materna e poi l'elementare hanno chiuso. Non arrivano più nemmeno i giornali, c'è un solo vecchio bar. Ma così un paese rischia di inselvatichirsi".

Secondo la legge, affitti e "avanzi di bilancio" dovrebbero essere usati solo per investimenti. "Potrei costruire un frantoio comunale, ad esempio, ma per chi? Noi investiamo in bambini, in risorse umane, in futuro". La signora G. è già passata dall'economo per avvertirlo: "Ho fatto l'ecografia. Sono due gemelli".

JENNER MELETTI
(3 novembre 2003)


Fonte: La Repubblica online



home page


Per inviare una tua notizia alla redazione, posta qui:

news per la redazione altomesima


Powered by Web Wiz Site News version 3.05
Copyright ©2001-2002 Web Wiz Guide