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Fini .. : ''Sugli immigrati troverò i voti'' - venerdì 10 ottobre 2003 at 01:27
Fini tiene duro: "Sugli immigrati troverò i voti"

An si attiva: fra una settimana pronto il progetto di legge. Il vicepremier rassicura: "Non credo si arriverà alla crisi". Ma la Lega attacca: "Si è ormai trasferito nell'altro schieramento".

ROMA - Follini che dice: o la Lega rientra nei ranghi e si mette in linea con un federalismo solidarista, oppure per la Casa delle libertà sarà crisi. Fini che frena, dice che "fuori luogo" pensarci, ma sul voto agli immigrati insiste, si vede addirittura a palazzo Chigi l'uomo che sfidò la legge Bossi-Fini a suon di emendamenti, il centrista Bruno Tabacci, e lancia un'altra sfida in direzione di palazzo Chigi. Dice che in Parlamento i numeri per approvare il progetto di legge di An ci sono tutti. E, se serve, anche quelli dell'Ulivo. Immediata la risposta della Lega che col ministro Castelli sentenzia, lapidaria: caro Fini, da questo momento sei fuori dalla maggioranza e stai con la sinistra.

Insomma la tensione nella Cdl resta altissima. Ma il pallino della partita resta per ora saldamente in mano a Fini che, pur rettificando e raffreddando le dichiarazioni crisaiole di Follini e respingendo quelle di Bossi con ancora maggior forza, sembra deciso ad andare avanti sulla strada tracciata. Che An faccia sul serio lo testimonia il neocapogruppo Anedda il quale conferma che il progetto di legge sarà varato già alla fine della settimana prossima.

Fini conferma e aggiunge minaccioso: "Penso che in Parlamento, al di là di elogi strumentali del centrosinistra, ci siano i numeri per approvarla". E se si mette questa dichiarazione in relazione con quanto affermato oggi da Fassino, secondo cui votare eventualmente una proposta dalla maggioranza non significa necessariamente fare "inciuci", è evidentemente che l'affermazione del vicepremier si carica di sottintesi politici particolarmente pesanti.

Fini non crede tuttavia che la Casa delle libertà possa arrivare su questo argomento alla soglie di una crisi di governo come hanno prospettato Bossi e, oggi, il segretario dell'Udc: "E' fuori di luogo pensarlo", dice il leader di An . E tanto per far vedere che fa sul serio, riceve in sede istituzionale l'alfiere di quell'indipendentismo centrista che va tanto di traverso a Forza Italia e Lega, Bruno Tabacci. Cosa può dire oggi il grande avversario parlamentare della Bossi-Fini? Di apprezzare molto l'idea del vicepremier che "fa di lui un leader europeo".

Ma la Lega è invece prontissima a cogliere il senso più politico della nuova sortita del vicepremier: "Con questa azione Fini abbandona di fatto le radici stesse del programma della Casa delle Libertà per trasferirsi armi e bagagli nell' altro schieramento". Insomma, si è posto fuori dal perimetro della maggioranza. "Noi pensavamo di aver trovato su questo terreno dei compagni di strada, cioé i componenti della Casa delle Libertà con cui avevamo fatto un patto preciso - dice - Sembrerebbe che Fini voglia passare dall'altra parte e questa è un'assoluta novità. E' del tutto evidente che non ci stiamo. E' del tutto evidente che siamo di fronte a una svolta che non solo non è all'interno del programma, come mi pare abbia sottolineato il presidente Berlusconi, ma va evidentemente contro il programma della Cdl".

Ma la risposta di Fini è sempre nell'intervista che ha rilasciato ai Tg della sera: "E' inammissibile porre veti su una proposta di legge, sia che nasca dall'interno della coalizione, sia che venga avanzata in Parlamento". Fini conferma dunque di volere le mani libere. Ed è dalle mani libere che ripartono anche i centristi, gli uomini di quell'asse Udc-An che pare consolidarsi ogni giorno di più nella rivendicazone del diritto a chiedere al premier un intervento affinché la Lega torni nei ranghi.

Follini parla molto chiaro: se la Lega prosegue il suo cammino verso un federalismo solidale ciò "é garanzia dell'alleanza", ma se invece interrompe questo percorso "allora l'alleanza entra in crisi". Dipenderà dalla Lega che, riconosce Follini, aveva cominciato il suo percorso politico "su una linea molto secessionista", per poi compiere un cammino verso il federalismo. Sta tutto in Bossi, se imboccare il bivio che porta alla rottura o non piuttosto quello che porta al rispetto dei patti prelettorali. "Oggi la Lega - conclude Follini - ha sottoscritto un patto che è rivolto appunto ad un federalismo solidale, che salvaguarda l'unità nazionale, che non deve avere un approccio euroscettico. Se questo cammino continua bene, se invece si interrompe a quel punto entra in crisi l'alleanza".

Ma la Lega è pronta a ribaltare l'accusa sugli alleati. Se c'è qualcuno che ha rotto i patti che hanno portato all'elaborazione del programma vittorioso alle politiche del 2003, questa non è la Lega. "Non siamo noi a ritardare il programma. Per questo Berlusconi è con noi", dice il capo di gabinetto di Bossi, l'europarlamentare Francesco Speroni. I conti comunque si faranno "a gennaio". O "anche subito": la Lega è disponibile non foss'altro perché "rimandare le soluzioni è tipico del democristianesimo". "Il problema - riprende Speroni - mi sembra che sia Buttiglione e la sua congrega: ci devono dire dove è che la Lega va contro il programma di governo. I conti vorremmo veramente farli elencando quali sono i punti del programma di governo dove si è messa in mezzo la Lega e dove si sono messi in mezzo gli alleati".

Ribatte a sua volta Tabacci: "Nel programma di governo c'erano scritte cose, e anche cose non scritte: in questi due anni ne abbiamo fatte molte di quelle che non erano scritte. Il fatto è - prosegue Tabacci - che il mondo sta cambiando e ci spinge ad aggiornare il programma di governo". E Fini non fa altro che anticipare "un dibattito politico che è nelle cose".

Ripartire dunque dalla politica, dal dialogo diretto coi proprie eletti e con la propria base, con idee e progetti. Fini ha avviato un percorso che, ora nel partito si comincia ad averne piena consapevolezza, assomiglia molto al congresso che "sciolse" il Msi in An. Lo riconosce Gustavo Selva che con Mazzocchi e Fiori chiedono ora la convocazione dell'Assemblea Nazionale di An: "Dopo il congresso di Fiuggi - dice Selva - è l'atto più importante che il leader di An ha fatto".

Ieri il leader ha saputo piegare e placare il partito, e questa carta vale molto quando si arriverà al tavolo con Berlusconi. Oggi, come previsto, premier e vicepremier hanno avuto un primo colloquio ersplorativo e chiarificatore. "Sì - conferma Fini - ho sentitoIl presidente del Consiglio ha detto una cosa vera quando mi ha ricordato che questa proposta non fa parte del programma elettorale. Al tempo stesso credo di aver detto anch'io una cosa vera quando ho ricordato al presidente del Consiglio che tante proposte non facevano parte del programma elettorale".

Berlusconi, bisognerà che si rassegni. E già ieri, dalla parti di palazzo Chigi e palazzo Grazioli, si udivano voci che davano il premier pronto a prendere in seria considerazione l'idea di un "riequilibrio" della maggioranza, di una verifica che si è fatta non più impellente ma obbligata.

(9 OTTOBRE 2003; ORE 10:02, ultimo aggiornamento ore 20:33)
(9 ottobre 2003)



Fonte: Il Nuovo online


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