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Previdenza, la riforma non convince gli italiani - domenica 5 ottobre 2003 at 12:21
I risultati di un'indagine Demos-Eurisko per Repubblica:
per 9 intervistati su 10 i giovani avranno pensioni più basse
Previdenza, la riforma non convince gli italiani
Il 59% con il sindacato sulla scelta dello sciopero generale
Ma per il 58% è necessario correggere il sistema

Roma. LA pensione è un diritto, per tutti: allo Stato il compito di garantirla. E' questa la netta opinione degli italiani, contrari, nella loro maggioranza, alla riforma della previdenza varata in settimana dal Governo. Nonostante la diffusa convinzione che qualcosa, in questo senso, debba essere fatto. Nonostante il messaggio televisivo del premier Berlusconi: seguito, giudicato chiaro ed accattivante, ma poco efficace nell'orientare il clima d'opinione. Non cresce, infatti, l'apertura verso la riforma - anzi - e una persona su tre è disponibile a manifestare il proprio dissenso. E' quanto emerge da un sondaggio realizzato da Demos-Eurisko per La Repubblica.

Quattro persone su dieci erano lì, davanti alla televisione; un altro 25% conosce comunque i contenuti del messaggio attraverso il quale, lunedì scorso, il Presidente Berlusconi ha annunciato l'imminente riforma delle pensioni. Le valutazioni espresse dagli intervistati sul discorso a reti unificate paiono confermare le doti di comunicatore del premier. Berlusconi è apparso abile (78%), furbo (68%), chiaro e comprensibile nell'esposizione (75%), autorevole (62%). Giudizi che, con qualche scontata differenza, risultano elevati anche tra gli elettori di centro-sinistra.

Maggiori divisioni si riscontrano, invece, sugli altri aggettivi suggeriti ai rispondenti: per i simpatizzanti dell'opposizione le parole di Berlusconi suonano semplicemente inaccettabili (67%); oltre tre persone su quattro, tra chi si orienta verso la Casa delle Libertà, ha visto invece un Berlusconi sincero (77%), serio e responsabile (82%).

Nonostante il consenso sulla qualità della performance televisiva, l'annuncio in diretta Tv sembra avere "spostato" una quota esigua di opinione pubblica, e non sempre nella direzione sperata. Appena una persona su dieci afferma di avere mutato il proprio giudizio sulla necessità di riformare il sistema previdenziale; ma, tra questi, circa la metà si dice meno disponibile di prima (5%).

Un risultato confermato dalle tendenze nelle opinioni espresse dai cittadini. Se lo scorso luglio il 62% si diceva contrario alla possibile riforma (allora appena abbozzata), tale quota sale oggi, in riferimento alle misure licenziate venerdì dal Consiglio dei Ministri, al 65% (e solo il 28% si dice favorevole).

Poco entusiasmo sembra suscitare, parimenti, il sistema di incentivi per chi, sebbene raggiunti i requisiti per la pensione, decide di rimanere sul posto di lavoro (35%), misura poco popolare soprattutto nel Centro-Sud (forse perché inizialmente destinata ai soli lavoratori del settore privato), ma guardata con un certo interesse nel Nord Italia (specie a Nord Est).

Si conferma elevata, parallelamente, l'incertezza sulle prospettive future: nove persone su dieci dubitano che i giovani possano aspirare ad una pensione "come quelle di adesso"; e il 59% ritiene che non ci siano certezze neppure per gli attuali cinquantenni. Per la maggioranza delle persone, di conseguenza, appare comunque necessario rimettere mano al sistema previdenziale (58%): un dato che ripropone l'ambivalenza emersa nella precedente indagine; anche se, coerentemente con le tendenze delineate, la porzione di quanti chiudono la porta a qualsiasi ipotesi di riforma sale dal 14 al 19%.

All'opposizione parlamentare, quindi, più di quattro persone su dieci - nella popolazione come tra gli stessi elettori di centro-sinistra ? chiedono di negoziare con il Governo, al fine di pervenire ad una riforma diversa. Il 17% auspica, invece, una battaglia "a tutto campo", in parlamento e nelle piazze (opinione che sale al 29% tra chi si orienta verso centro-sinistra).

Rimane invece stabile, se comparato al dato di luglio, il tasso di mobilitazione potenziale in opposizione alla riforma: una persona su tre afferma, oggi come allora, di essere disposta a manifestare contro l'iniziativa del Governo. Una quota ancora più elevata appoggia la scelta del sindacato di indire uno sciopero per il prossimo 24 ottobre (59%).

Un ulteriore quesito chiedeva, infine, una previsione sull'impatto che la riforma potrebbe sortire sugli equilibri politici. La maggioranza degli italiani vede delle difficoltà, all'orizzonte, per la coalizione di centro-destra: il 24% ritiene che il Governo uscirà comunque indebolito dalla battaglia sulle pensioni, il 30% si spinge oltre e immagina uno scenario simile a quello che, nove anni fa, portò alla caduta del primo esecutivo guidato da Berlusconi. Ma la "sindrome del 94", per quanto viva nella memoria, non sembra preannunciare una seria minaccia, questa volta.
FABIO BORDIGNON

(5 ottobre 2003)


Fonte: La Repubblica online



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