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La destra di Dio - venerdì 1 agosto 2003 at 10:02

La cupola vaticana ritorna sul luogo del delitto: il corpo, la sessualità, la sfera privata delle relazioni interpersonali e affettive. Ovvero il luogo d'eccellenza su cui ha esercitato non solo il proprio magistero più cupamente dogmatico, ma anche il crinale più scivoloso del proprio potere simbolico e politico. Lo fa con un documento di stupefacente violenza, un capolavoro di livore anti-evangelico, con cui reitera e porta al parossismo il proprio anatema contro gli omosessuali e intima ai cattolici impegnati in politica di mettersi di traverso nei confronti di qualsivoglia apertura legislativa alla legalizzazione delle coppie gay. La firma del cardinale Ratzinger, in calce a questa nuova bolla, è più che scontata.
Sembrerebbe dunque una mera replica di un film già visto e già bocciato dal pubblico e dalla critica. Un gesto politicamente disperato e superbo, fuori della storia, estraneo alla stessa sensibilità di tanta parte della coscienza cattolica. Quasi una patetica rivendicazione di sovranità su territori irrimediabilmente espugnati dai processi di secolarizzazione e dalle culture della modernità. In realtà è difficile immaginare che si tratti di una semplice replica di isteria omofobica. Penso che ci sia molto di più e soprattutto che questo documento vada invece letto in un contesto preciso: quello della mobile collocazione della Chiesa nel tempo della globalizzazione liberista e della "guerra infinita". Tempo che coincide con la pur vitalissima stagione ultima del pontefice polacco e con le grandi manovre per la successione al soglio di Pietro.

Il cattolicesimo del nuovo millennio è stato come rifecondato dall'opposizione alla guerra in Irak e dalla straripante mobilitazione pacifista: le parrocchie e l'associazionismo cattolico sono stati, in un rapporto di causa ed effetto, uno dei protagonisti di spicco di quel sommovimento planetario che ha cercato di mettere in discussione la dottrina Bush. Era la scoperta dell'organicità materiale e culturale tra guerra e liberismo. Era un salto verso le origini vetero-testamentarie di un cristianesimo della povertà e della profezia: ma quel salto verso le radici del passato schiudeva la "radicalità" di un futuro inedito. Verso una Chiesa testimone di pace, pacifista più che pacificata, annunciatrice di un vangelo non sussumibile nel registro del "pensiero unico del mercato". Una Chiesa non disponibile al ruolo di "ammortizzatore spirituale" del dolore sociale, non più muta e spesso complice dinanzi all'oscenità del Potere, non più ridotta a burocrazia dell'industria dei "sacri affari". Insomma, questa "sinistra di Dio" (rubo l'espressione a monsignor Bettazzi) d'improvviso mescolava le carte e sparigliava tutti i giochi dei potenti circoli d'Oltretevere.

Allora oggi l'omosessualità non è solo una ossessione, frutto anche delle troppe code di paglia della storia quotidiana del clero e delle istituzioni clericali: tutte declinate al maschile e inclinate all'omofilia (rubo l'espressione a quel diavolo di don Gianni Baget Bozzo). L'omosessualità è il pre-testo per una marcia indietro, per un riposizionamento in sintonia con i poteri forti: tutti liberisti in economia e dirigisti in etica privata. Ed è un aggancio esplicito al pensiero neoconservatore statunitense, quello che coniuga Bibbia e speroni, quello che intreccia fondamentalismo cristiano e fondamentalismo liberista: come si può ben leggere in ogni parola del presidente nordamericano che, non a caso, si è pronunciato contro i matrimoni gay. Qui c'è in nuce una Chiesa che incarna la Tradizione nello spazio neutro della Globalizzazione. Qui va bene il laicismo del business ma non la laicità dello Stato. Va bene la "compassione" per i gay ma a condizione che paghino la propria contro-natura al prezzo della castità: ma va malissimo l'immissione delle persone omosessuali nel circuito dei diritti di cittadinanza. Insomma Ratzinger si mette in concorrenza con i padri spirituali del club della Casa Bianca, compete con quelle sette evangeliche che nutrono i pensieri dei Wolfowitz.

Così facendo si rimettono in piedi le gerarchie e torna in pista la "destra di Dio". Un destra blasfema e gonfia d'odio, che divora le persone nel nome dei precetti, che mette in croce gli amori irregolari e istiga alla discriminazione. Sono capaci di dannarsi l'anima pur di non perdere il controllo repressivo del corpo degli altri. Continueranno a farci del male ma continueranno a perdere. Hanno già perso. Le loro parole sono così avare di speranza e così povere di fede...

Nichi Vendola

(venerdì 1 agosto 2003)

Fonte: Liberazione online



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