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Una sinistra radicale con una proposta in testa - mercoledì 16 luglio 2003 at 11:26
I "referendari" ripartono da salario sociale e pensioni, per una piattaforma unitaria
Una sinistra radicale con una proposta in testa

Roma - Dopo due anni di movimenti, ripresa del conflitto sociale e fallimento del paese con il governo delle destre, il bicchiere di un'opposizione di sinistra "radicale" è mezzo pieno o mezzo vuoto? «Diciamo che si è cominciato a riempire» risponde Giuseppe Casadio della Rete per il reddito sociale, promotrice ieri a Roma di un confronto tra diverse anime referendarie (Prc, Verdi, Socialismo 2000, Cobas, Cub-Rdb).
E 11 milioni di Sì al referendum per l'estensione dell'art.18 sono "un problema o una possibilità"? Di sicuro un'occasione per una sinistra altra, alternativa o appunto radicale a seconda delle sfumature e dei punti d'osservazione dell'oggetto referendario.

Per Cesare Salvi, reduce da un nuovo scossone con la sua minoranza nei Ds, per non archiviare il referendum si riparte da un'unità a sinistra per battere Berlusconi che non sia egemonizzata dai moderati. La crisi di rappresentanza della destra, del mix di populismo e liberismo, punta dritto al presidenzialismo e all'americanizzazione della nostra politica. Serve una "sinistra critica" che parta da concrete proposte politiche e sociali come quelle della battaglia referendaria, ad esempio le pensioni o il reddito sociale.

Va oltre Paolo Cento: «Siamo in ritardo nella costruzione di una proposta politica plurale che guardi alla valorizzazione dei movimenti nella loro autonomia». Nessun cartello, ma una sinistra plurale e antiliberista che si unisce per pesare fuori e sopra il tavolo del centrosinistra. Un'alleanza radicale, «per disarticolare l'egemonia moderata, quella vista ancora con Tony Blair a Londra pochi giorni fa».

Ma se la rappresentanza politica dei lavoratori, dei soggetti sociali, del precariato è schiacciata dal bipolarismo (che ha portato i Ds a boicottare il referendum), allora la riflessione sui rapporti elettorali con davanti due anni di votazioni tra europee, amministrative e politiche non è scontata, ma è inevitabile.

Come dire, perché se i movimenti hanno cambiato tutto, non hanno ancora vinto? La domanda la pone Fausto Bertinotti, che della sconfitta del 15 giugno vuole ragionare a fondo. «Siamo solo all'inizio di un ciclo di lotte e non alla fine, come poteva essere per le sconfitte degli anni '80» e contemporaneamente in un momento di "mancanza del successo" in tutta Europa. In Francia sulle pensioni e in Germania sull'allargamento delle 35 ore lavorative all'Est, con lotte radicate e lunghe, in Italia sul referendum. Per Bertinotti, si specchiano le difficoltà di costruzione di una «sinistra alternativa» in Europa e «l'incompiutezza dei movimenti a rappresentare una forza sociale egemone». Eppure, «sono oggettivamente e materialmente mature le condizioni per vincere». Bisogna allora costruire un'alternativa politica dove i movimenti si possano riconoscere e compiere insieme un passaggio. «Una piattaforma unitaria dei movimenti», che parta dall'offensiva sociale referendaria per allargarsi ai temi del salario e delle pensioni, fino a «una finanziaria alternativa».

Ma con quali presupposti si può percorrere insieme la strada dell'alternative, lo chiarisce Vincenzo Miliucci dei Cobas che propone quattro contenuti, tanto per cominciare. La pace senza se e senza ma, riaprire una serie di proposte sul conflitto capitale lavoro (per l'art.18 e contro il precariato, salario sociale, riduzione orario di lavoro, rappresentatività democratica nei luoghi di lavoro), la supremazia del bene pubblico rispetto all'interesse privato e al mercato, la partecipazione ovvero continuare un percorso sulla democrazia nelle scelte e decisioni.

Mentre Paolo Leonardi della Cub-Rdb mette in guardia da semplificazioni: «Non affidiamoci al movimento purché sia, se non c'è contenuto e progettualità», «la sinistra - comunque vogliamo chiamarla - non può evitare di confrontarsi sulla cultura dei diritti e del lavoro anche se costruisce centinaia di iniziative». Come dire tutti d'accordo che bisogna cominciare a ragionare su come spostare in avanti un'alleanza sociale e politica.

La Rete per il reddito sociale propone come primo terreno di incontro la questione del reddito, viste le due proposte di legge in Parlamento (una di Rifondazione, l'altra a firma Salvi e Cento). Potrebbe essere il tema dell'autunno, insieme alle pensioni. Intanto sarà il tema di un confronto europeo il prossimo sabato a Genova.
(16 luglio 2003)
Claudio Jampaglia


Fonte: Liberazione online



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