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Bucare il silenzio, con ironia e storie vere - mercoledì 21 maggio 2003 at 11:46
Gli spot per la campagna referendaria per l'art.18 che rischiamo di non vedere
Bucare il silenzio, con ironia e storie vere

Dal 15 maggio sono iniziati i messaggi istituzionali per ricordare ai cittadini come e su cosa si vota il 15-16 giugno e in questi giorni cominciano a vedersi i primi spot televisivi e spazi autogestiti dei tanti attori della campagna per il Sì. Uno sforzo creativo che ha visto impegnati pubblicitari e produttori per bucare il muro del silenzio. Moltissime radio e televisioni, soprattutto locali, si sono rese disponibili per i messaggi promozionali gratuiti e ovviamente per quelli a pagamento. Visto l'oscuramento in atto in Rai, rischiamo di potere essere informati solo dalle televisioni private. L'ennesimo svilimento del ruolo del servizio pubblico. Ma cosa dicono di tanto pericoloso i sostenitori del Sì?
Il Comitato promotore del referendum, diversifica la sua strategia. In video punta sui bellissimi fumetti di Enzo Sferra e propone un vero cartone animato, protagonista un novello Bonaventura (quello che finiva sempre con un "un milione" in tasca) di nome Fortunato. Il nostro personaggio è ben contento di avere trovato un lavoro come si deve, ma scopre presto che le angherie sono all'ordine del giorno. Fortunato protesta e chiede rispetto per i suoi diritti. Licenziato. Senza giusta causa e senza art.18. Approccio didattico. Per le radio, invece, il Comitato offre sei storie di "vita vissuta", pescate da un'indagine sociologica, suddivise tra casi di lavoratori tutelati dall'art.18 - e quindi reintegrati nel posto di lavoro dopo il licenziamento - e chi ha fatto la fine di Fortunato. Un esperimento interessante che affianca in ogni messaggio radiofonico una storia "vincente" per i diritti e per il lavoratore e una perdente.

Rifondazione è ancora più audace e punta alla parodia intelligente e surreale, con il duo comico le Cozze (alias Eddy e Johnny) che fanno il verso alla coppia paradisiaca Bonolis e Laurenti di una nota pubblicità di caffè. Le Cozze, da bravi novelli in cielo, cercano i famosi predecessori di cui trovano solo le tazzine sporche. Sono stati licenziati. Come già successo ad Adamo ed Eva, agli apostoli fino alle "sette spose per sette fratelli". Erano tutti al di sotto dei quindici, tutti senza art.18 a tutelarli. «Che confusione, mettiamoci una croce sopra», concludono le Cozze. Per il Sì e perché non esistano più diritti diversi per lavoratori uguali. Messaggio istituzionale, invece, per la Cgil con protagonista Guglielmo Epifani che spiega in maniera chiara e serena i motivi per cui, pur non essendo promosso dalla Cgil, il più grande sindacato italiano chieda di votare Sì. «Si può immaginare un futuro per il Paese in cui i lavoratori abbiano sempre meno diritti, il lavoro diventi sempre più precario, e chi lavora deve vedere il proprio futuro segnato da contraddizioni e incertezze? Noi pensiamo di no», dice Epifani. La Cgil invita a votare Sì «per dare forza a quel processo di riforme che, sole, possono garantire a tutti una risposta ai bisogni che sono in campo». Un voto «per i diritti, soprattutto per chi non ne ha». Epifani entra anche nel merito dell'astensionismo sostenuto da esponenti vicini al sindacato: «In molti, in troppi, dicono che questo referendum va boicottato, invitano all'astensione collettiva» e si augura un voto libero e responsabile
Non abbiamo ancora visionato gli spot di Verdi, Comunisti Italiani, Cub-RdB, Socialismo 2000, Arci e dei molti altri che hanno sottoscritto la richiesta di spazi promozionali per sostenere la campagna. Visto il clima da censura che si respira in televisione, la campagna si sta attrezzando per intensificare le iniziative territoriali. Il Comitato promotore del Lazio annuncia 400 striscioni da appendere dai balconi e dai ponti di Roma. Una buona idea per riempire il paese reale di messaggi autogestiti e liberi. Per tutte le informazioni e i materiali della campagna (volantini, manifesti, spot audio) potete consultare il sito internet: "www.lagiustacausa.it".
Claudio Jampaglia
(mercoledì 21 maggio 2003)

Fonte: Liberazione online

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