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Santoro rifiuta le proposte Rai - giovedì 8 maggio 2003 at 01:50

Conclusa a Roma l'udienza sul reintegro del giornalista
che ha respinto le offerte del'azienda definendole "umilianti"
Santoro rifiuta le proposte Rai "Sono una prigione culturale"
Due le ipotesi di viale Mazzini: sabato pomeriggio o notte fonda
Il giornalista: "Un escamotage trovato ad Arcore, non a viale Mazzini"

ROMA - E' ancora scontro fra Michele Santoro e la Rai. Nel corso dell'udienza per il reintegro nell'azienda, il giornalista ha definito "umilianti" le offerte fatte dall'azienda. E il giudice del Tribunale civile di Roma, Massimo Pagliarini, si è riservato ogni decisione sulla causa. Dunque, nessuna conciliazione. "Non congrue" le alternative proposte da viale Mazzini, rientrare in Rai con otto puntate pomeridiane o con sedici a notte fonda, nelle quali Santoro ha ravvisato "solo l'umiliazione e il dissolvimento di un gruppo professionale", una "prigione culturale" e, per parlare più chiaro, "un escamotage trovato ad Arcore, non in Rai". Il collegio di difesa che rappresenta l'azienda si è limitato a "prendere atto" della risposta, pur sottolineando che Santoro "è un dpendente che non può scegliersi il palinsesto".

Toccherà adesso al giudice Pagliarini, entro cinque giorni, decidere le modalità di reintegro del giornalista in Rai. Nel corso dell'udienza, Michele Santoro ha sottolineato che le proposte presentate dall'azienda "non eseguono l'ordinanza del giudice", "non sono state elaborate con il mio consenso - ha detto - e non ritengo di dover scegliere in questa sede", e, ha aggiunto, "non vengono, in realtà, dalle sedi aziendali". Accettandole, ha sottolineato, "accetteremmo di entrare in una prigione culturale".

Per il rientro di Santoro e della sua squadra di giornalisti e collaboratori, la Rai aveva proposto una collocazione nel palinsesto pomeridiano del sabato (otto puntate di un'ora e mezza ciascuna, fra le 16.30 e le 18.00), opure, in alternativa, uno spazio nel palinsesto serale (sedici puntate di venti minuti ciascuna, da mandare in onda nella terza serata, quindi in piena notte, al sabato e alla domenica). Ma per il giornalista "parlare di approfondimento al di fuori delle due fasce di prima e seconda serata", è "un escamotage che è stato trovato ad Arcore, non in Rai". Secca la replica dei legali della Rai: Santoro è un lavoratore dipendente "che non ha nessun diritto a scegliersi il palinsesto".

Si ferma dunque, fino alla decisione del giudice, la vicenda iniziata nello scorso dicembre, quando il Tribunale del lavoro di Roma aveva accolto il ricorso, presentato dal giornalista, nel quale veniva appunto chiesto "il reinserimento nell'attività lavorativa". Tutto era cominciato nell'ottobre del 2002, dopo un'estate di polemiche fra Santoro e i vertici di viale Mazzini, seguite alle dichiarazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che durante una visita ufficiale in Bulgaria aveva chiesto la soppressione dei programmi di Santoro, Biagi e Luttazzi. Santoro aveva così deciso per la strada giudiziaria, senza giungere ad una conciliazione nemmeno quando, alla vigilia della prima udienza, il Consiglio d'amministrazione di viale Mazzini aveva avanzato l'ipotesi di nuovi incarichi per la redazione di Sciuscià (si era parlato di documentari sganciati dall'attualità). La parola era passata così ai giudici, che il 9 dicembre 2002 avevano dato ragione a Santoro.

All'udienza di oggi, Santoro e la Rai erano arrivati dopo altre proposte e altri reciproci "no". Il rifiuto, a esempio, del direttore di RaiTre, Paolo Ruffini, alla proposta del direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, di trovare spazio per un programma di Santoro, mettendolo però al posto di Ballarò, in quel caso rimosso dal palinsesto. E il no di Cattaneo ad un'altra proposta di Ruffini: quella di riservare a Santoro una striscia quotidiana di informazione prima del Tg3 delle 19.00.

(7 maggio 2003)

Fonte: La Repubblica online

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