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La vigilanza Rai spegne il referendum - venerdì 18 aprile 2003 at 19:55
Blitz della commissione: approvato un regolamento che non garantisce l'informazione e vieta le tribune nei due week-end prima del voto
La vigilanza Rai spegne il referendum

Un blitz della disinformazione contro i referendum, sull'articolo 18 e sull'elettrosmog, che si voteranno il 15 giugno. Approfittando della guerra e del ritrovato spirito bipartisan tra Polo e Ulivo la commissione parlamentare di Vigilanza Rai ha approvato giovedì sera, in una seduta lampo e senza dibattito generale, un regolamento sulla campagna referendaria nella televisione pubblica, a sostegno del partito dell'oscuramento e dell'astensione.
Con la scusa evidente della coincidenza con le amministrative, le tribune che partiranno non prima del 15 maggio verranno interrotte i due week-end decisivi prima del voto, esattamente il 24, 25, 26 maggio e il 7, 8, 9 giugno. Sei giorni in meno e proprio nel momento più delicato per un referendum il cui vero sforzo è far conoscere la propria esistenza.

Ma non finisce qui. Lo spiega Marco Beltrandi della direzione di Radicali Italiani, il primo a denunciare la decisione della Vigilanza Rai, un'attenzione che parte dalla difesa dell'istituto referendario e dei basilari principi democratici. Posizione ancora più forte se si pensa che i Radicali hanno costituito un comitato per il no. «Il regolamento approvato - sottolinea Beltrandi - prevede un'ampia discrezionalità per la Rai: nessun obbligo di trasmissione di informazione e approfondimento politico, assenza di obblighi sulle tribune politiche sia in termini quantitativi che in termini di collocazione di palinsesto salvo l'inizio del 15, messaggi autogestiti che iniziano non prima del 26, nessuna riserva di spazio per i comitati per il sì e per il no. Così è stata decretata - conclude - la continuazione dell'esperienza del 2000 che significa documentata assenza di informazione e sottrazione del diritto dei cittadini a conoscere e deliberare».

Le reazioni alla decisione, tutta politica, della commissione sono molto forti. «E' scandalosa e gravissima», denuncia Paolo Ferrero della segreteria nazionale del Prc: «Anche perché si sa bene come l'esito del referendum non si giochi nella contesa tra il sì e il no, ma tra il sì e l'astensione. La commissione di Vigilanza - conclude Ferrero - non ha assunto una posizione di garanzia, ma si è schierata da una parte precisa: quella dell'oscuramento, cioè dell'astensione». Il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, non smorza i toni. «Un atto estremamente grave. Sarà nostro dovere agire in tutte le sedi possibili affinché si metta fine a quello che appare un boicottaggio del referendum. Si è fatto tutto l'opposto di quanto era stato detto anche durante il vertice Ulivo-Prc: al di là delle diverse opinioni doveva essere garantita l'informazione. Per questo - conclude Pecoraro Scanio - auspichiamo il sostegno di tutte le forze politiche, non solo del centrosinistra ma anche del Polo, in maniera tale che vengano garantite le regole minime di democrazia».

Il presidente del Comitato promotore del referendum per l'estensione dell'articolo 18, Paolo Cagna Ninchi, non nasconde il suo disappunto. «Vorrà dire che in mancanza delle tribune del servizio pubblico organizzeremo altre iniziative che dovranno attirare l'attenzione. La vera iattura per Piero Fassino, che così ha definito il referendum, e per il governo è che si vinca. Per questo tutto il loro sforzo è concentrato sul fatto che non si vada al voto, che vinca l'astensione».

Che fare ora per evitare quello che si profila, sul piano della comunicazione democratica, il peggio? Rispetto al regolamento della commissione di Vigilanza, qualora si ponessero problemi di legittimità, il comitato promotore può rivolgersi alla Corte costituzionale per il conflitto di attribuzione. Diverso è il caso del regolamento delle tv private stabilito dall'Autorità di garanzia delle comunicazioni, dalla quale si attende un documento dello stesso tenore. «Se anche in questo caso si rilevasse un problema di legittimità - mette in evidenza Beltrandi - potremmo essere anche noi del comitato per il no a rivolgerci al Tar. Ci piacerebbe un confronto reale con chi appoggia il referendum. Ma per ottenere un risultato concreto è necessaria una forte iniziativa politica».
Angela Azzaro

Fonte: Liberazione online

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