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Truppe Usa nel centro di Bagdad - giovedì 10 aprile 2003 at 01:34
Usa e Gran Bretagna annunciano: "Il regime sta finendo
ma probabilmente ci attendono ancora dure battaglie"
Truppe Usa in centro città
"Il regime si è disintegrato"
"Controlliamo la maggior parte della città"
Bande armate di feddayn ancora operative

Il REGIME di Saddam Hussein ormai è praticamente crollato. "Da un punto di vista strategico, si può dire adesso che il regime iracheno ha perso il controllo di Baghdad" annuncia un portavoce del Comando centrale in Qatar, il maggiore Rumi Nielson-Green. La struttura statale a Bagdad si è schiantata di colpo, da un momento all'altro, collassata sotto i colpi dell'avanzata dei marines nel cuore della capitale. I carri armati delle Us forces hanno raggiunto il centro della città, e ora stazionano anche nella lobby dell'albergo Palestine che ospita i giornalisti. "La struttura di comando e controllo irachena si è disintegrata" dice il portavoce del governo di Tony Blair. E, sul campo, un marine intervistato da Skynews dice: "E' stato più facile del previsto, mi aspettavo sparatorie più intense". Ma dal portavoce del Comando centrale in Qatar (Centcom), il tenente Herb Josie, arriva un invito alla cautela: "E' ancora troppo presto per celebrare".

E infatti alcune sacche di resistenza sono ancora presenti. Si combatte nella zona sud, nei pressi dell'Università e nella zona est dove sono ancora in azione molti cecchini. Decine di miliziani fedeli al regime, nascosti negli appartamenti e negli uffici e determinati a vendere cara la pelle sono il nemico più pericoloso per le truppe americane. Ne sa qualcosa un plotone di marines che si stava riposando all'ombra del monumento al milite ignoto nel cuore della capitale, quando qualcuno ha cominciato a sparare contro i militari. La prima pallottola ha mancato di poco un giornalista francese aggregato alle truppe americane e subito i marines si sono lanciati alla ricerca del cecchino. "Si nascondono bene, sono ben armati e sono buoni tiratori" dicono gli ufficiali Usa. Inoltre centinaia di persone armate di kalashnikov girano per le strade senza che alcuna autorità riesca a stabilire un controllo. Diverse camionette della Guardia repubblicana, con miliziani in abiti civili ma armati fino ai denti, continuano a pattugliare le strade. "Bagdad è un luogo molto pericoloso" avverte intanto dal Qatar il Comando centrale delle forze alleate.

A Bagdad intanto c'è chi festeggia. Una piccola folla si è radunata intorno ad una delle molte statue di Saddam Hussein e sta cercando di abbatterla. I marines americani si sono impadroniti anche del quartier generale della polizia segreta irachena senza incontrare resistenza, ulteriore segnale del dissolvimento del regime. Non è ancora chiaro se le colonne di marines entrate nella capitale da diverse direttrici si siano incontrate ma una ventina di tanks si trovano in piazza Tharir, in pieno centro, e tramite altoparlanti chiedono alla popolazione di stare a distanza e di non sparare. Nella piazza c'è una grande statua di Saddam Hussein: molta gente, con delle corde, sta cercando di abbatterla.

Ampie zone della città sono infatti nell'anarchia totale. A Saddam City, popoloso sobborgo sciita si susseguono saccheggi e devastazioni, ma allo stesso tempo molta gente si è riversata in strada per festeggiare quello che sembra davvero la fine dell'incubo. In molti attaccano apertamente e a viso aperto Saddam Hussein. Ma, fra i carri armati americani nel centro di Baghdad spunta anche lo striscione "Yankee go home", americani andate a casa, firmato dagli "scudi umani". A tenerlo issato due uomini che sembrano iracheni.

Le truppe irachene, dunque, sono sbandate ed anche ai livelli più alti la situazione è confusa. Saddam non si sa dove sia, secondo l'intelligence britannica sarebbe scampato ai bombardamenti ma non avrebbe più il controllo del Paese ed anche il suo ministro dell'Informazione al Sahaf oggi per la prima volta non ha parlato. "E' comunque - dice Thorp - prematuro parlare di fine delle operazioni perché forse ci aspettano ancora duri combattimenti".
(9 aprile 2003)


Fonte: La Repubblica online

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