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Un milione e mezzo di persone in San Giovanni - domenica 7 dicembre 2003 at 07:44

Tre cortei contro la riforma delle pensioni e contro la finanziaria
hanno percorso la capitale fino in piazza San Giovanni
Un milione e mezzo di persone in piazza con Cgil, Cisl e Uil
Solita guerra di cifre: per la questura solo 250 mila partecipanti

ROMA - Un milione e mezzo. Quando Savino Pezzotta dal palco annuncia la cifra, in molti stanno ancora camminando con la speranza di raggiungere piazza San Giovanni. Speranza che andrà amaramente delusa. Troppa gente ha risposto all'appello di Cgil, Cisl e Uil che avevano chiamato i lavoratori ed i pensionati a dire no allla politica economica e sociale del governo e a respingere con forza quella che i sindacati chiamano "la controriforma delle pensioni". Troppa gente che nemmeno la pur grande piazza San Giovanni è riuscita ad accogliere. Più dei 250 mila "contati" dalla questura alla quale, Savino Pezzotta ha promesso: "Regaleremo una calcolatrice".

"Truppe cammellate" le ha definite il leghista Calderoli e invece era gente venuta da ogni posto del Paese "pagando di tasca nostra": dalle grandi città operaie, Milano, Torino e dai borghi agricoli della Calabria. Dal nord-est dei distretti in crisi e dalla Sicilia, dall'opulenta Emilia e dalla Campania. Hanno sfilato i nuovi eroi del sindacato, i cittadini di Scanzano che al governo hanno già imposto un secco dietro front sul deposito unico dei rifiuti nucleari, così come le protagoniste di una vertenza vecchia, ma non meno drammatica, ovvero le donne del Coordinamento di Temini Imerese portatori nei cortei delle difficoltà della Fiat e di quelle del sud.

Insieme a loro i lavoratori della scuola e gli edili del lavoro nero nei cantieri, in particolare quelli di Lecco con la loro bara per celebrare il funerale "dei diritti dei lavoratori" e con le loro pettorine con la poesia di Bertold Brecht in cui il poeta tedesco parla di loro, di chi "ha costruito Tebe dalle 7 porte" e di chi "ricostruì Babilonia distrutta tante volte".

C'erano i sardi con le bandiere con su i quattro mori e i tanti dialetti della Sicilia. Molto sud, insomma, "e da noi la situazione è sempre più brutta", dice un impiegato calabrese. Folta la presenza degli immigrati, "Siamo tutti bingo bongo", avvertiva da un cartello un manifestante, bianco, con fazzoletto della Cgil al collo. "Si può vivere con 223 euro al mese?" chiedeva provocatoriamente un altro. Giovani e vecchi insieme, in una confusione di dialetti, età, stili di vita.

Pensionati, molti, lavoratori delle fabbriche ma anche giovani dei nuovi lavori, i precari, i disoccupati che gridavano "siamo qui" al presidente di Confindustria che si domandava giusto ieri quanti giovani avrebbero sfilato dietro le insegne dei confederali. E c'erano pure i reprobi dell'Atm di Milano, i duri, quelli dello sciopero scandalo che però hanno avuto la loro buona razione di applausi e solidarietà dagli altri lavoratori.

Molta compostezza come da tradizione, molti fischietti pochi slogan se non un "Berlusconi, Bossi, Maroni giù le mani dalle pensioni" ritmato all'infinito e quel "Difendi il tuo futuro" che scritto su un lenzuolo blu avrebbe dovuto aprire il corteo principale e che invece è stato risucchiato indietro dai cortei spontanei che si componevano e ricomponevano sfuggendo al controllo dell'imponente servizio d'ordine di Cgil, Cisl e Uil.

Decisamente fuori dalla tradizione la colonna sonora ufficiale della manifestazione con tanto Manu Chao, star dei no global ed il suo "Clandestino" o il rifacimento ska di Bella Ciao anche questa in stile centri sociali, e gli U2.

Più tradizionali invece le accoglienze riservate ai leader con Epifani chiamato a gran voce a firmare cappelli e bendiere, Pezzotta fermato a più riprese, Sergio Cofferati salutato da un'ovazione e poi acclamazioni per Veltroni, Fassino, Rosi Bindi decisamente a suo agio fra questa gente, e un D'Alema sorridente e in scarpe da jogging.

Il popolo di Cgil, Cisl e Uil ha circondato i suoi leader chiedendo unità, e D'Alema lo ha detto a Pezzotta, con il quale ha fatto un buon pezzo di corteo prima di andare da Epifani e salutare con un buffetto Cofferati: "Non dividiamoci mai più". Hanno chiesto rinnovi dei contratti e pensioni sicure, diritti per i lavoratori e per gli immigrati, hanno promesso "se non gli basta ritorneremo" e alla fine, vicino al sagrato di San Giovanni, hanno lasciato uno striscione fatto in casa con una sola invocazione a Maroni, Berlusconi, Bossi: "Fatela finita". Conciso ma molto apprezzato.

ANDREA DI NICOLA
(6 dicembre 2003)


Fonte: La Repubblica online



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