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Londra, 100mila per la Pace - domenica 28 settembre 2003 at 13:29
Grande corteo contro la guerra "permanente" e il governo del premier Tony Blair.
Per il leader britannico anche la prova del congresso Labour che si apre oggi

Londra: Oltre centomila persone hanno sfilato nel centro di Londra per dire «Stop all'occupazione militare anglo-americana in Iraq». Quella di ieri è stata la prima vera iniziativa di massa dell'eterogeneo movimento contro la guerra britannico da quando il primo maggio scorso il presidente americano George W. Bush dichiarò ufficialmente concluse le ostilità. La giornata di protesta è stata organizzata unitariamente dalla Coalizione contro la guerra, l'Associazione musulmana britannica e la Cnd (Campaign for nuclear disarmament).
«Abbiamo organizzato questo corteo - ha detto Kate Hudson, presidentessa della Cnd - per mandare un forte messaggio al governo. I britannici non approvano la partecipazione ad una guerra basata sulle menzogne che ha portato all'occupazione illegale di un paese. E non approvano nemmeno guerre preventive fondate su accuse inventate». Hudson ha aggiunto che la manifestazione, indetta tre giorni dopo la chiusura dell'inchiesta Hutton (che indaga sulle cause della morte del Dr. David Kelly) è anche una «rivolta popolare contro le bugie e la disinformazione del governo».

Duemila e 700 poliziotti hanno visto sfilare pacificamente per più di due ore - da Hyde Park fino a Trafalgar Square - un fiume di musiche e colori. Le strade del centro della capitale sono state invase da un carnevale festante. Fischietti e clacson assordanti. Rapper che cantavano canzoni politiche da un camion dotato di sound system si mischiavano a plotoni di tamburi intenti a sparare coinvolgenti raffiche di samba. E non potevano mancare le immancabili e numerosissime banner con su scritto slogan tipo «Blair devi andartene» e «fuori le truppe britanniche dall'Iraq». Tra i tanti simboli e le icone di protesta spiccava tra la folla un imponente carro armato di cartapesta arancione spinto dai giovani di Globalise Resistence, uno dei gruppi anti-capitalisti più attivi in Gran Bretagna. Dal palco allestito nella piazza di Trafalgar hanno parlato il regista Ken Loach, il parlamentare laburista dissidente George Galloway, il parlamentare della sinistra labour Jeremy Corbyn ed il sindaco di Londra Ken Livingstone. Il loro messaggio di avversione alla guerra di Tony Blair (il premier britannico) è arrivato forte e chiaro. E Oggi ha inizio il congresso annuale del partito laburista.

Blair si appresta a tenere testa ad un partito che lo identifica sempre più come un fardello. I sondaggi d'opinione sembrerebbero non dare più scampo al premier. Ieri il Financial Times titolava «Per la meta' dei britannici Blair dovrebbe dimettersi» dando notizia di una recente indagine condotta dall'agenzia demoscopica Mori su un campione di 2000 persone. E sempre nella giornata di sabato il quotidiano The Guardian pubblicava il parere espresso sul futuro del premier da 108 parlamentari laburisti su un totale di 409. Ben 24 parlamentari sostengono che Blair dovrebbe dimettersi adesso, 25 preferirebbero invece una transizione pacifica. Tuttavia, 29 membri del parlamento hanno esternato il loro appoggio incondizionato e 9 sarebbero disposti ad appoggiare Blair a patto che egli cambiasse il modo di governare.

«Blair non deve illudersi. La ragione del suo declino è stata la guerra in Iraq». Scriveva il The Guardian nell'editoriale di ieri. Ma adesso, anche la controversa proposta di introdurre inique tasse universitarie e l'impopolare riforma dei servizi pubblici diventano potenziali terreni di scontro tra esecutivo e maggioranza parlamentare. Interrogarsi sulla possibilità di un dopo-Blair non è più un ozioso passatempo. Al momento il primo ministro, visti i sondaggi d'opinione che lo danno in forte calo di popolarità tra l'elettorato, ha poche possibilità di rimarginare le ferite che l'ostinazione di giocare ai cow-boys "spalla a spalla" con Bush ha prodotto nella coscienza del Regno Unito.

Il congresso di Bournemouth 2003 potrebbe essere il luogo adatto. Sarà Blair in grado di capire l'aria che tira nel suo partito? Risponderà alle critiche del dopo Iraq umilmente, onestamente e con dignità politica? Vorrà Blair ascoltare la sua gente? In mancanza di armi di sterminio, è molto probabile che la durata della sua permanenza a Downing Street sarà vincolata a queste risposte.

Guy Fawkes

(28 settembre 2003)


Fonte: Liberazione online

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