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''La mia lunga battaglia per essere sbattezzato'' - domenica 13 luglio 2003 at 11:01
Fossalta di Piave, una lunga trafila per ottenere la cancellazione
E' intervenuto anche il Garante della Privacy e il tribunale
''La mia lunga battaglia per essere sbattezzato''

FOSSALTA DI PIAVE - Nessuna salvezza fuori dalla Chiesa cattolica. Al signor Gianni C., tecnico di una società telefonica, che ha fatto domanda di "non essere più considerato aderente alla confessione religiosa denominata Chiesa Cattolica Apostolica Romana", la lettera di risposta della diocesi di Treviso ricorda che per lui le conseguenze saranno pesantissime.

Gianni C. non potrà fare il padrino al battesimo e alla cresima, non potrà sposarsi in chiesa "salvo licenza dell'ordinario del luogo", verrà escluso dai Sacramenti e soprattutto, quando passerà a miglior vita, sarà "privato delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di pentimento". Ma Gianni C., 30 anni, legge la lettera e sorride. "La cosa importante - dice - è scritta in fondo. "Il sottoscritto don Mario Manente, parroco dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, dichiara di avere annotato nel Registro dei battezzati la richiesta di Gianni C. di non fare più parte della Chiesa Cattolica". Ho vinto la mia battaglia, finalmente".

Per non essere più "cattolico" Gianni C. ha impegnato più di un anno di vita, carte bollate e avvocati. Per il suo caso si è riunita due volte la commissione del "Garante per la protezione dei dati personali", con Stefano Rodotà e Giuseppe Santaniello, relatore Mauro Paissan. Si è arrivati anche a un processo, chiesto dal parroco don Mario Manente contro il Garante della privacy. "E tutto questo per non rispettare un mio diritto. Bastava una breve nota nel registro dei battezzati. Già duecento persone, in Italia, sono riuscite a ottenere questa registrazione. Invece no, il parroco e la curia di Treviso hanno fatto finta di niente. E allora mi sono arrabbiato. Io sono uno che non accetta le prepotenze e che crede nello Stato. Secondo la legge sulla privacy ogni persona ha il diritto di "veder correttamente rappresentata la propria immagine in relazione alle convinzioni originarie o sopravvenute".

Una parrocchia o una curia non possono opporsi a una legge dello Stato. Qualche amico mi ha chiesto: con tutti i problemi che ci sono, dovevi proprio intestardirti sul battesimo? E' una questione di principio: io sono cresciuto in parrocchia poi mi sono allontanato perché non accetto imposizioni e dogmi. Sono diventato ateo e mi sono iscritto all'Uaar, l'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. Non voglio essere "contato" fra quel 99% di cattolici che servono alla Chiesa per avere fondi dallo Stato". La prima lettera parte il 3 aprile 2002. "Egregio signor parroco, desidero che venga rettificato il dato in suo possesso tramite annotazione sul registro dei battezzati... Chiedo che dell'avvenuta annotazione mi sia data conferma per lettera entro 5 giorni. Quanto sopra in ottemperanza alla legge 675 del 31/12/1996". Il 3 agosto ancora non c'è cenno di risposta, e Gianni C. scrive allora al Garante della privacy. "Non avendo ricevuto alcuna comunicazione dalla parrocchia, presento ricorso perché intervenga la vostra Autorità". Il Garante, il 22 settembre 2002, scrive al parroco e lo invita a soddisfare la richiesta.

Il 27 settembre arriva la prima lettera di don Mario Manenti. "Il registro certifica il fatto storico dell'avvenuto battesimo e la sua tenuta è obbligatoria. Non credo di essere autorizzato, secondo il codex iuris canonici, ad effettuare l'annotazione da Lei richiesta. Può comunque ricorrere all'Ordinario diocesano di Treviso. Ogni miglior bene a Lei e alla Sua famiglia". "E qui mi sono arrabbiato davvero. E' chiaro che io non chiedevo di cancellare il "fatto storico" del battesimo, sarebbe assurdo. Chiedevo che si scrivesse nel registro che io, adesso, non faccio più parte della Chiesa. E poi, perché ricorrere all'Ordinario diocesano? Non riconosco questa autorità. In Italia ci sono i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, Non c'è il potere delle curie vescovili". Nuovo intervento del Garante, il 29 ottobre. Assicura che "la richiesta del signor Gianni C. è fondata, consistendo in un'istanza volta ad aggiornare e integrare i dati personali con specifico riferimento al "dato sensibile" relativo all'appartenenza religiosa" .

Per questi motivi il Garante, citando un proprio Provvedimento del 19 settembre 1999 e una sentenza del tribunale di Padova del maggio 2000, "ordina alla parrocchia di apporre entro il 30 novembre 2002 l'annotazione richiesta nel registro dei battesimi". Il 21 gennaio 2003, finalmente, la risposta su carta intestata della Diocesi di Treviso. Si ribadisce che "per la Chiesa cattolica il sacramento del battesimo conferisce uno status personale indelebile" ma si annuncia che la nota sul registro è stata scritta. "Pensavo fosse finita, e invece vengo a sapere che lo stesso parroco aveva presentato ricorso contro il Garante e aveva assunto tre avvocati famosi, docenti universitari". "Non potevo accettare - racconta don Mario Manente - imposizioni dall'autorità civile in materia di diritto canonico". Il 12 febbraio 2003 si riunisce il Tribunale di Venezia e c'è una sorpresa. Né il parroco né i suoi avvocati si presentano. "Nessuno compare, ore 14. Il Tribunale dispone non luogo a provvedere".

"Solo nei giorni scorsi - dice soddisfatto Gianni C. - ho avuto i documenti dei giudici di Venezia, che non "provvedendo" danno via libera al Garante. Ora finalmente posso dire di non fare più parte della Chiesa Cattolica". "Io volevo andare avanti - dice don Mario - ma mi è arrivata una lettera della Cei. Mi hanno detto che l'annotazione si può fare e allora non ci siamo presentati in Tribunale. Io ho 74 anni e 4.100 parrocchiani. Salvo Pasqua e Natale, quelli che vengono in Chiesa saranno il 30%. Ma quasi tutti si battezzano, si cresimano... E poi, quando muoiono, magari a muso duro, mi tornano tutti in Chiesa".
JENNER MELETTI
(13 luglio 2003)


Fonte: La Repubblica online



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