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George W. Bush, ultimatum di 48 ore all'Iraq - mercoledì 19 marzo 2003 at 18:38

Il discorso integrale del presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, con cui si dà un ultimatum di 48 ore all'Iraq.
Le ultime 48 ore di pace
(Traduzione di Sabrina Fusari)

Miei cari concittadini, la situazione in Iraq è ormai giunta agli ultimi giorni utili per una decisione.
Da oltre dieci anni, gli Stati Uniti ed altre nazioni intraprendono sforzi pazienti ed encomiabili per disarmare il regime iracheno senza una guerra. Questo regime aveva promesso di svelare e di distruggere tutte le armi per la distruzione di massa, quale condizione per la fine della guerra del Golfo del 1991. Da allora, il mondo intero ha percorso per 12 anni la strada della diplomazia. Abbiamo approvato oltre dieci Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Abbiamo inviato centinaia di ispettori sugli armamenti per verificare il disarmo dell'Iraq. La nostra buona fede non è stata contraccambiata.

Il regime iracheno ha sfruttato la diplomazia come stratagemma per prendere tempo e guadagnare vantaggio. Ha costantemente rifiutato di attenersi alle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che richiedevano un disarmo totale. Nel corso degli anni, gli ispettori Onu sugli armamenti sono stati minacciati dagli ufficiali iracheni, spiati con dispositivi elettronici e sistematicamente ingannati. I tentativi pacifici di disarmare il regime iracheno sono falliti a più riprese perché non siamo di fronte a uomini pacifici. Le informazioni di intelligence raccolte da questo e da altri governi non lasciano spazio al dubbio: il regime iracheno continua a possedere e a nascondere alcune tra le più letali armi mai progettate.


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Questo regime ha già utilizzato armi per la distruzione di massa contro i paesi vicini e contro lo stesso popolo iracheno. Il regime ha una storia fatta di aggressioni spietate in Medio Oriente. Ha un odio profondo per l'America e per i nostri amici. Inoltre, ha assistito, addestrato e accolto terroristi, tra cui gli uomini di Al Qaeda.

Il pericolo è chiaro. Usando armi chimiche, biologiche e, un giorno, nucleari, ottenute con l'ausilio dell'Iraq, i terroristi potrebbero raggiungere le loro ambizioni dichiarate, uccidendo migliaia o centinaia di migliaia di civili innocenti nel nostro o in altri paesi.

Gli Stati Uniti e le altre nazioni non hanno fatto alcunché per meritare o attirarsi questa minaccia, ma faremo di tutto per sconfiggerla. Anziché andare alla deriva verso questa tragedia, percorreremo la strada della sicurezza. Prima che possa venire il giorno dell'orrore, prima che sia troppo tardi per agire, questo pericolo verrà rimosso.


Gli Stati Uniti d'America hanno l'autorità sovrana di usare la forza per garantire la loro sicurezza nazionale.


Riconoscendo la minaccia che incombeva sul nostro paese, il Congresso degli Stati Uniti l'anno scorso ha votato a schiacciante maggioranza per sostenere l'uso della forza contro l'Iraq. L'America ha cercato di collaborare con le Nazioni Unite per far fronte a questa minaccia, perché voleva risolvere la questione pacificamente. Crediamo nella missione dell'Onu: una delle ragioni per cui essa fu fondata, dopo la seconda guerra mondiale, fu quella di affrontare attivamente i dittatori aggressivi ben prima che potessero attaccare gli innocenti e distruggere la pace.

Nel caso dell'Iraq, il Consiglio di Sicurezza ha già agito all'inizio degli anni Novanta. In base alle Risoluzioni 678 e 687, entrambe ancora in vigore, gli Stati Uniti e i loro alleati sono autorizzati ad usare la forza per togliere all'Iraq le armi di distruzione di massa. Non è una questione di autorità, ma una questione di volontà.


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In settembre, mi sono recato all'Assemblea Generale delle Nazioni Uniti per sollecitare le nazioni di tutto il mondo ad unirsi per porre fine a questo pericolo. L'8 novembre, il Consiglio di Sicurezza ha varato all'unanimità la Risoluzione 1441, dichiarando l'Iraq in violazione materiale dei propri obblighi e pronosticando gravi conseguenze qualora non si fosse disarmato immediatamente e integralmente. Oggi, nessuna nazione può affermare che l'Iraq si sia disarmato, e non si disarmerà fino a quando sarà al potere Saddam Hussein.

Sono quattro mesi e mezzo che gli Stati Uniti e i loro alleati lavorano in Consiglio di Sicurezza per dare attuazione alle richieste che ormai da tempo il Consiglio avanza.


Eppure, alcuni membri permanenti del Consiglio di Sicurezza hanno annunciato pubblicamente che opporranno il veto a qualunque Risoluzione che obblighi al disarmo dell'Iraq. Questi governi condividono la nostra valutazione del pericolo, ma non la nostra determinazione a farvi fronte.


Molte nazioni, tuttavia, hanno la determinazione e la fermezza per agire contro questa minaccia alla pace. E si sta attualmente compattando un'ampia coalizione per far valere le giuste richieste che provengono dal mondo intero. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non ha onorato le sue responsabilità, quindi noi rispetteremo le nostre.

Negli ultimi giorni, alcuni governi mediorientali hanno fatto la loro parte. Hanno inoltrato messaggi pubblici e privati chiedendo al dittatore di abbandonare l'Iraq perché il disarmo potesse procedere pacificamente. Finora, si è rifiutato. Ma tutti i decenni di inganni e di crudeltà sono ormai giunti alla fine.


Saddam Hussein e i suoi figli devono lasciare l'Iraq entro le prossime 48 ore. Qualora si rifiutassero, la conseguenza sarà un conflitto militare, che inizierà quando saremo noi a sceglierlo. Per la loro stessa sicurezza, tutti gli stranieri, compresi i giornalisti e gli ispettori, devono andarsene dall'Iraq immediatamente.


So che molti iracheni possono sentirmi in questo momento, grazie ad una trasmissione radiofonica tradotta. E ho un messaggio per loro. Se dovremo dare inizio ad una campagna militare, essa sarà rivolta contro gli uomini efferati che governano il vostro paese, non contro di voi. Quando la nostra coalizione avrà strappato il potere dalle loro mani, porteremo il cibo e i farmaci di cui avete bisogno. Demoliremo la struttura del terrore e vi aiuteremo a costruire un nuovo Iraq, prospero e libero.

In un Iraq libero, non ci saranno più guerre di aggressione contro i paesi confinanti, niente più fabbriche di veleni, niente più esecuzioni capitali di dissidenti, niente più camere adibite alla tortura e agli stupri. Presto il tiranno se ne andrà. Il giorno della vostra liberazione è vicino.


È troppo tardi perché Saddam Hussein possa rimanere al potere. Ma non è troppo tardi perché l'esercito iracheno possa agire con onore e proteggere il vostro paese permettendo l'ingresso pacifico delle forze della coalizione per eliminare le armi di distruzione di massa. Le nostre forze armate forniranno istruzioni chiare alle unità dell'esercito iracheno sulle azioni che possono intraprendere per evitare di essere attaccati e distrutti.


Mi rivolgo ad ogni singolo membro dell'esercito e dei servizi di intelligence iracheni: se la guerra verrà, non lottate per un regime agonizzante che non vale la vostra vita. E tutti gli iracheni, militari e civili, dovrebbero ascoltare attentamente questo avvertimento. In qualunque conflitto, il vostro destino dipenderà dalle vostre azioni. Non distruggete i pozzi petroliferi, una fonte di ricchezza che appartiene al popolo iracheno. Non obbedite a nessun ordine di utilizzare armi per la distruzione di massa contro chiunque, compreso lo stesso popolo iracheno. I crimini di guerra saranno perseguiti. I criminali di guerra saranno puniti. E non servirà a vostra discolpa se anche direte "stavo soltanto obbedendo a degli ordini".


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Se Saddam Hussein dovesse scegliere lo scontro, il popolo americano può stare certo che è stato fatto tutto per evitare la guerra. E tutto sarà fatto per vincerla. Noi americani comprendiamo il costo di un conflitto, perché l'abbiamo pagato in passato. La guerra non dà certezze, se non la certezza del sacrificio. Eppure, l'unico modo per ridurre il danno e la durata della guerra consiste nell'impiegare tutta la forza e la potenza del nostro esercito. E noi siamo pronti a farlo.

Se Saddam Hussein tenterà di aggrapparsi al potere, resterà un nemico giurato fino alla fine. Presi dalla disperazione, lui e le associazioni terroristiche potrebbero cercare di realizzare attentati contro il popolo americano e contro i nostri amici. Questi attacchi non sono inevitabili. Sono, tuttavia, possibili. E proprio questo fatto mette in risalto la ragione per cui non possiamo vivere sotto la minaccia del ricatto.

La minaccia terroristica nei confronti dell'America e del mondo sarà ridotta nel momento in cui Saddam Hussein sarà disarmato. Il nostro governo attua la massima sorveglianza contro questi rischi. Così come ci prepariamo a garantirci la vittoria in Iraq, stiamo anche intraprendendo ulteriori azioni per proteggere la nostra patria. Negli ultimi giorni, le autorità americane hanno espulso dal paese individui con collegamenti ai servizi di intelligence iracheni. Tra l'altro, ho fatto aumentare le misure di sicurezza ai nostri aeroporti e le pattuglie della guardia costiera presso i maggiori porti marittimi.


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Il Dipartimento della Sicurezza Interna lavora a stretto contatto con i governanti di questa nazione per incrementare la sicurezza armata nelle principali strutture di tutta l'America. Se i nemici dovessero colpire il nostro paese, lo farebbero in un tentativo di spostare la nostra attenzione seminando il panico e di indebolire il nostro morale con la paura. In questo fallirebbero. Nessun loro atto può alterare il percorso o scuotere la determinazione di questo paese. Siamo un popolo pacifico, ma non siamo un popolo debole e non ci lasceremo intimidire da criminali e assassini. Se i nostri nemici osano colpirci, loro e tutti quelli che li hanno aiutati patiranno conseguenze terrificanti.

Agiamo ora perché i rischi dell'inerzia sarebbero assai maggiori. In un anno o in cinque anni, la capacità irachena di danneggiare tutte le nazioni libere risulterebbe moltiplicata di svariate volte. Avendo queste possibilità, Saddam Hussein e i suoi alleati terroristi potrebbero scegliere il momento del conflitto mortale quando la loro forza fosse massima. Noi scegliamo di far fronte a questa minaccia adesso, nel momento in cui si presenta, e prima che possa manifestarsi all'improvviso nei nostri cieli e nelle nostre città.


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La causa della pace chiede a tutte le nazioni libere di riconoscere nuove ed innegabili verità. Nel XX secolo, alcuni hanno scelto di avallare dittatori sanguinari consentendo alle loro minacce di tramutarsi in genocidio e guerra mondiale. In questo secolo, in cui uomini malvagi ordiscono un terrore chimico, biologico e nucleare, una politica conciliante potrebbe condurre ad una distruzione mai vista prima su questa Terra. I terroristi e gli stati terroristici non rivelano queste minacce dandone chiaro annuncio nelle loro dichiarazioni. E reagire a tali nemici solo dopo averli lasciati colpire per primi non è autodifesa, ma suicidio. La sicurezza del mondo richiede l'immediato disarmo di Saddam Hussein.

Nel dare attuazione alle giuste richieste del mondo, onoreremo anche i più profondi impegni contratti dal nostro paese. Diversamente da Saddam Hussein, noi crediamo che il popolo iracheno sia meritevole e capace di essere libero. E quando il dittatore se ne sarà andato, il suo popolo potrà rappresentare, per tutto il Medio Oriente, un esempio di nazione vitale, pacifica ed autogovernata.


Gli Stati Uniti, con altri paesi, opereranno per promuovere la libertà e la pace in quella regione. Il nostro scopo non sarà raggiunto da un giorno all'altro, ma potrà realizzarsi con il tempo.


Il potere e il richiamo della libertà umana si sentono in ogni vita e in ogni terra. E il più grande potere della libertà consiste nel superare l'odio e la violenza, nel mettere le doti creative degli uomini e delle donne al servizio della pace. È questo il futuro che scegliamo. Le nazioni libere hanno il dovere di difendere il nostro popolo unendosi contro i violenti. E questa sera, come già in passato, l'America e i suoi alleati accettano questa responsabilità.

Vi auguro la buona notte, e possa Dio sempre benedire l'America.

Fonte: Liberazione online

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