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 L’anomalia sulle Comunità montane
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Inserito il - 29 giugno 2008 : 20:32:12  Link diretto a questa discussione  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Admin Invia a Admin un Messaggio Privato Aggiungi Admin alla lista amici
Gerocarne. «Si rischia di penalizzare seriamente molti centri del territorio vibonese»
L’anomalia sulle Comunità montane

Il sindaco Alfonsino Grillo critico con la decisione della Regione Calabria

di ANTONINO SCHINELLA

GEROCARNE - Nulla si distrugge, tutto si trasforma. Avrà preso spunto da questa teoria fisica la Regione Calabria, alle prese con l'elaborazione della legge regionale sul riordino delle Comunità montane. Una legge che doveva essere approvata entro fine mese, ma il Governo Berlusconi, nelle ultime ore, ha prorogato fino al 30 settembre il termine ultimo dato alle Regioni per riorganizzare gli enti montani. Dunque, dopo le polemiche, per la Regione Calabria c'è ancora tempo per cambiare il testo della legge, licenziato dalla I Commissione, e che prevede, nel Vibonese, la presenza di due enti montani, una delle quali, quella del Monte Poro-Alto Mesima, salvata da un emendamento presentato da Pietro Giamborino che ha modificato la proposta fatta dalla giunta regionale che prevedeva nella provincia di Vibo una sola Comunità montana.
Dunque, dicevamo, il Governo ha concesso una proroga, ma non è da escludere l'ipotesi che la legge sia discussa ed approvata dal consiglio regionale già domani. Dell'altro ieri, comunque, la notizia delle due comunità montane vibonesi. Una delle Serre, l'altra del Monte Poro -Alto Mesima rivoluziona in quanto a Comuni che ne prenderanno parte. Da qui, quindi, lo sconcerto di alcuni sindaci dei paesi dell'entroterra, che si sono visti escludere dalla Cm a beneficio di altri centri molto meno “montani”. Sconcerto che appare fondato.
L'ANOMALIA. Per rendersi conto dell'anomalia basti dare un'occhiata all'articolo 27 del decreto legislativo del 18 agosto 2000, che disciplina la Comunità montane. Al comma 1 uno si legge: Le comunità montane sono unioni di comuni, enti locali costituiti fra comuni montani e parzialmente montani, anche appartenenti a province diverse, per la valorizzazione delle zone montane. Dunque, si evince che il compito delle Cm sia quello di valorizzare le zone montane. Ma qual è il nesso tra la montagna e alcuni comuni come Spilinga e Zaccanopoli? Nessuno, ci risulta. Tuttavia, i criteri fissati dalla Regione consentono loro di poter far parte di una Comunità montana ed escludono, per esempio, sol perché ha sede municipale a 241 msl, Gerocarne, un comune che possiede tutte le caratteristiche fisico-giografiche e ambientali per definirsi comunità parzialmente montana, (non fosse altro che per la presenza di vaste superfici di territorio dove si registrano altitudini pari o vicino ai 900 metri slm).
LO STUPORE DI GRILLO. «Unire enti locali che non hanno fra loro nulla a che spartire, se non l'altitudine della sede municipale, altra trovata ridicola, è da imprudenti. Questo criterio - ha riferito il primo cittadino di Gerocarne, Alfonsino Grillo - aumenta anziché diminuire il numero dei comuni iscrivibili alle Cm, e inoltre si pone in contrasto con i criteri dettati dalla Finanziaria, che parlano di “acclività dei terreni” ed “altimetria del territorio comunale con riferimento all'arco alpino e alla dorsale appenninica”. Si tratta, dunque, a giudizio di Grillo «di criteri statici, che prendono in considerazione dati semi-immutabili come l'altimetria e la pendenza del territorio. Al contrario, quella della “sede muncipale” è una norma oltremodo dinamica, perché riguarda situazioni mutabilissime». Nulla impedirebbe, infatti, nel futuro più prossimo, ad un'amministrazione comunale di trasferire la sede municipale nel punto più alto del comune e così raggiungere i requisiti necessari per inserire il comune stesso nella Comunità montana. Ma Alfonsino Grillo è un fiume in piena e nel suo articolato intervento espone dei dubbi anche sulla conformazione della nuova Comunità montana Monteporo-Alto Mesima, considerata «un vero e proprio aborto geografico che contrasta nettamente con la legge vigente, la 1102/71 che, all'articolo 3 prevede: “I territori montani saranno ripartiti con legge regionale in zone omogenee in base a criteri di unità territoriale economica e sociale” ciò al fine di permettere l'esercizio associato di funzioni comunali».
Da qui, dunque, l'invito ai consiglieri regionali, e in particolar modo a Pietro Giamborino, affinché siano «più responsabili e meditino bene prima di prendere decisioni affrettate che all'apparenza possono sembrare utili, ma che alla fine penalizzeranno molti territori della nostra provincia».


29 giugno 2008
Fonte: il Quotidiano della Calabria Online

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