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 IL CONVENTO AGOSTINIANO SANTA MARIA DEL SOCCORSO

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C O N T R O L L A    D I S C U S S I O N E
mimc Inviato - 15/05/2004 : 08:01:58
IL CONVENTO AGOSTINIANO DI SANTA MARIA DEL SOCCORSO DI ACQUARO


di Antonio Tripodi


Le origini
Sorse l’anno 1546 ad opera della congregazione agostiniana degli Zumpani con l’autorizzazione del pontefice Paolo III, probabilmente accanto o sui resti di una chiesa che già nel medioevo era dedicata alla Madonna, in territorio tra i casali di Acquaro e di Semiàtori distante uno q(uar)to di Miglio dal primo ed un Mezo tiro di Archibuggio dal secondo ( 1).
L’ipotesi della preesistenza di una chiesa mariana sarebbe suggerita da una tradizione secondo la quale, mentre un giorno alcuni uomini erano intenti al gioco del formaggio nel luogo dove in seguito sarebbe stata innalzata la chiesa del convento, fu rinvenuta una Immagine della Vergine in mezzo ad un cespuglio di spine ( 2).
Si riscontrano i nomi delle località Saniatore e Santa Maria nel territorio di Arena in una lettera del re Carlo I d’Angiò dell’anno 1273. Il primo si riferiva ad un viridarium con olivi ed alberi di varie qualità di frutti, e l’altro ad un olivetum magnum lussureggiante ( 3).

Il convento e la chiesa
Si raggiungevano a mezzo di strade diritte, e piane ed erano frequentati così in giorni festivi, come di lavoro da devoti d’ambo i sessi sia dello “Stato” d’Arena che forestieri ( 4).
Proveniente dal convento di Borrello, il padre generale Spirito Anguisciolo arrivò ad Acquaro la sera di domenica 5 agosto 1584. Il giorno successivo visitò la chiesa e prescrisse di rivestire all’interno il tabernacolo con drappo di seta o con altra stoffa e di conservare nella pisside solo le particole con l’eccezione per l’ostia grande durante l’ottavario del Corpus Domini. Istituì la confraternita di Santa Monica, e comandò di provvedere per il martirologio, per le borse e per i corporali, per il vasetto dell’olio santo e per le croci di legno degli altari. Sospese dalla celebrazione della messa il padre Nobilio per due mesi ed il padre Giovanni fino a quando non fosse stato ritenuto idoneo a giudizio del padre priore associato ad un altro padre ( 5).
La ricognizione dei ruderi, eseguita una ventina di anni addietro prima che per la costruzione di una strada interpoderale fossero distrutti i resti della parte anteriore della chiesa, mostra la disposizione del complesso conventuale ( 6).
Nel centro stava il chiostro quadrato con dodici colonne, col lato lungo 46 palmi (= 12,13 m), ed in esso si accedeva attraverso una porta aperta nel lato maggiore esterno. Sul lato minore, a sinistra entrando, e su parte del contiguo lato maggiore si aprivano le stanze per i religiosi. L’altro lato minore ed il rimanente del maggiore delimitavano la chiesa e la sagrestia ( 7). Il trappeto, costruito all’esterno l’anno 1753, fu appoggiato a parte del muro del chiostro ed a quello delle stanze ( 8).
La relazione redatta il 14 marzo 1650 in ottemperanza delle disposizioni del papa Innocenzo X, descrive la magnificenza della chiesa di 28 x 67 palmi, che corrispondono a 7,38 metri di larghezza e 17,67 metri di lunghezza ( 9).
Sopra l’altare maggiore troneggiavano dei bellissimi Quadri decorati con Bellissime Custodie tutte poste dentro la lamia con Coro mediocre attorno per cantar Vespro nelle Festività, et altri giorni con Arco di Pietra, il che fa pensare trattarsi di un artistico polittico cinque-seicentesco del quale nessuna memoria è pervenuta.
Per le devozioni dei fedeli erano erette dodici cappelle laterali, due delle quali fuori dell’Arco benissimo ornate e le altre dieci parte ben ornate, e parte mediocre. Nella sagrestia, dal lato del chiostro, era costruita la cappella dell’Annunziata.
La comunità dei religiosi era composta da cinque sacerdoti, da un laico professo e da due serventi. Solitamente stava anche un chierico, ma per scarsezza al momento non si trovava nel convento.
Ricoprivano gli incarichi di vicario il padre Dionisio Larota di Montepaone, e di sottopriore il padre Domenico Galati di Acquaro. I rimanenti tre sacerdoti erano il padre Deodato Emanuele di Palermo, il padre Fulgenzio Gerace di Castelvetere (l’odierna Caulonia), e il procuratore padre Nicola Bianco di Torre.
Il laico professo era frà Nicola Gimelli di Montepaone, e svolgevano le mansioni di serventi frà Nicola Ardonio di Scilo (Scido ?) e frà Diego ****uni (Cantone ?) di Acquaro. Questi due ultimi erano senz’altro oblati che vivevano e lavoravano nel convento al quale avevano fatto donazione dei propri averi (10).
Il valore del complesso convento-chiesa poteva essere di novemila scudi romani, ed altri cinquemila erano necessari per il completamento.
I religiosi erano obbligati alla celebrazione di ventisette messe ogni settimana e di altre centoventidue durante l’anno, per l’adempimento dei vari legati lasciati dai benefattori nel corso di un secolo.
Le entrate provenivano da proprietà sia alberate con vigne, olivi, fichi e gelsi che aratorie, da censi enfiteutici, bullali ed in natura, da un gregge di novantasette tra capre e pecore, e da incerte, ma consuete elemosine sia in danaro che in grano, olio, pane, e seta.
Le uscite comprendevano alcuni censi in danaro ed in olio, il mantenimento della chiesa, i vestiti e gli alimenti, le riparazioni ed i servizi, il contributo dovuto ai superiori dell’Ordine, ed una lite. In una sola voce erano registrati dodici scudi di moneta romana per il medico e le medicine, gli avvocati, il barbiere, e la lavandaia (11).
La monumentalità del sacro edificio è confermata dall’apprezzo giudiziario del feudo di Arena redatto nel 1653, nel quale è riportato che poco distante dal casale di Acquaro verso mezzogiorno vi è un bellissimo monastero di Monaci di S(ant)o Agostino sotto titolo di S(anta) Maria del Soccorso, con una comunità di otto religiosi e con una rendita di 250,00 ducati .
Nella chiesa, ad una navata con pulpito e coro, e dotata di campanile, erano eretti l’altare maggiore e diverse cappelle. Il chiostro, il dormitorio, la cucina ed il refettorio, la cantina, il giardino ed altra comodità consentivano ai frati una vita tranquilla (12).
Sia il convento che la chiesa furono danneggiati a causa del terremoto del 5 novembre 1659. Nel casale di Semiàtori si verificarono i crolli della chiesa parrocchiale dedicata a San Nicola e di quattordici abitazioni e lesioni a due trappeti e ad un molino (13). Si deve supporre che la chiesa fu ricostruita dopo quell’evento devastatore, perché la larghezza di 7,38 metri indicata nella citata relazione del 1650 si discosta abbastanza dai 5,70 metri rilevati sui ruderi. La lunghezza di 17,67 metri riferita alla sola navata, e la differenza di 6,23 metri per eguagliare i 23,90 metri misurati corrispondeva allo spazio del presbiterio e coro.
Il 19 ottobre 1684 fu acquistata per 560,00 ducati una proprietà dell’estensione di trenta tomolate, in parte oliveto ed il resto terra aratoria, in località Pulinaro detta anche Russano utilizzando i 512,00 ducati lasciati dal padre maestro Leonardo d’Acquaro. Il religioso poteva essere l’omonimo padre baccelliere che nel 1677 era priore del convento di Sant’Agostino di Monteleone, ora Vibo Valentia (14).
Si tenne in questo convento un agitato capitolo provinciale che si concluse la mattina di sabato 11 maggio 1697 con la contemporanea elezione di due ministri provinciali. Le due fationi dei religiosi si erano riunite separatamente, una nel coro e l’altra nel refettorio. La prima aveva fatto convergere i propri voti sul padre Girolamo Sgroi di Francavilla e la seconda sul padre Giovambattista Baudile di Castelvetere, entrambi insigniti del grado di baccelliere (15).
Venuto l’accaduto a conoscenza della curia generalizia, con Patente da Ancona del 23 giugno 1697 fu inviato in qualità di rettore provinciale, commissario e visitatore generale della Calabria Ultra il padre baccelliere Tommaso Principati di Tarsia con l’incarico di condurre un’indagine sui poco edificanti comportamenti dei religiosi (16).
Il sig. Francesco Englen, originario d’Acquaro ed abitante a Roccella (ora Roccella Ionica, in prov. di Reggio C.), il 27 aprile 1728 concluse con i religiosi del convento un accordo per smettere la lite per il legato di sua nonna donna Giulia d’Urso. La signora, col suo testamento di alcuni anni prima, aveva lasciato 300,00 ducati con l’obbligo della celebrazione di una messa ogni lunedì nella cappella di San Nicola da Tolentino e della predica del quaresimale nei giorni festivi. L’Englen, che ritenendo non valido quel testamento nulla fino ad allora aveva soddisfatto, accordò al convento l’immissione in possesso di quanto di spettanza nel rispetto della volontà espressa dalla nonna (17).
Nei protocolli del notaio Giuseppe Oppidisano si trovano due istrumenti, uno del 6 e l’altro del 17 dicembre 1740, nei quali si costituì Giovandomenico Galati di Acquaro, che non aveva avuto figli con la moglie Domenica D’Agostino. Questa gli aveva concesso di ritirarsi a vivere da oblato nel convento, ed in un istrumento di tre anni dopo era indicato frà Giovanni Domenico con l’aggiunta che quello era anche il nome di battesimo (18).
I coniugi Giuseppe Pitisano e Soccorsa Malvaso di Acquaro, non avendo figli, il 15 agosto 1741 fecero donazione dei loro beni al convento (19). Nell’atto si trova un riferimento ad una cappella della Pietà eretta da Pietro Pitisano il 5 febbraio 1714 col diritto del sepolcro familiare (20), menzionata anche negli istrumenti del 23 gennaio 1758 e del 31 agosto 1767 (21).
L’arciprete d’Acquaro, u. i. dr Mario D’Antona, con il testamento dettato il 10 settembre 1777 stabilì che i suoi funerali dovevano essere celebrati nella chiesa arcipretale, e che dopo il canto del responsorio Libera me, Domine il suo cadavere doveva essere trasportato nella chiesa del convento per essere riposto nella sepoltura marmorea da lui eretta per la famiglia (22).
Intorno alla metà del Settecento non tutta la comunità agostiniana irradiava esempi di virtù cristiane. Il pro-sindaco del vicino casale di Semiàtori nel 1753 inoltrò al sovrano una denuncia contro i religiosi, che erano accusati di non mancato adempimento ai legati delle messe e di portare donne nel convento. Si insinuava anche che da molti anni il padre provinciale Francesco Morrone non cambiava i frati perché da quelli residenti riusciva a ricevere somme di danaro superiori alle dovute (23).
Le indagini poterono stabilire che quattro sacerdoti non erano sufficienti per la celebrazione delle messe d’obbligo dovute ogni giorno. Si era chiesta ed ottenuta una riduzione, e fra le altre quelle della cappella della Pietà da una alla settimana erano state diminuite a diciannove in tutto l’anno. Le donne avevano lavorato al tempo della costruzione del trappeto, che si trovava all’esterno e senza comunicazione col convento (24).
Si vociferava anche di una non irreprensibile condotta del padre priore Francesco Cantore di Pìzzoni e di quella dei fratelli laici Vito Cantafi e Francesco Giampà di Castelmonardo (l’attuale Filadelfia). Il padre Costantino Iaconissa, di Acquaro, non disdegnava di sobillare il popolo contro il marchese d’Arena. Per l’altro Iaconissa, il padre baccelliere Fulgenzio, anch’egli di Acquaro, testimoniarono il sindaco generale dello “Stato” di Arena e l’arciprete d’Acquaro il 10 ottobre 1754 e dopo due giorni il clero di Semiàtori che l’agostiniano era sempre stato lodevole di costumi ed esemplare ed onesto religioso (25). Nulla si disse del padre Giuseppe Calcarame di Castelvetere e del laico frà Guglielmo Palermo di Acquaro, perché da poco tempo presenti nel convento (26).
Il 2 luglio 1760 i padri baccellieri Nicola Cotronei e Fulgenzio Iaconissa attestarono in pubblica testimonianza davanti al notaio che nel 1742 erano ospiti del convento di Santo Spirito di Firenze, dove attendevano alli studi (27).
Nelle loro ultime disposizioni molti devoti d’Acquaro e di Semiàtori espressero la volontà di voler essere sepolti dentro la chiesa del convento (28). Si apprende da quei testamenti che c’erano sepolture comuni davanti agli altari dell’Immacolata, del Santissimo Rosario, di Santa Monica, di San Nicola da Tolentino, della Madonna della Grazia, della Madonna del Carmine, di Santa Chiara, della Pietà, e di San Leonardo (29).
Le famiglie nobili, ed anche alcune agiate, avevano la propria sepoltura nella chiesa. Sono note quelle degli Andrello, dei Còmito, dei Mattei, e dei già citati D’Antona e Pitisano (30).
Nella cappella della Purificazione della Beata Vergine Maria, che nella Platea Panzani redatta nel 1654 fu registrata soggetta al versamento annuale di mezzo rotolo (1 rotolo = 0,891 Kg) di cera al vescovato di Mileto (31), era eretta un’omonima confraternita laicale, che alcuni devoti il 7 maggio 1727 dichiararono ch’era stata fondata da tempo immemorabile e che dopo lunghissimo tempo era stata sospesa l’attività per essersi ridotti di numero i confratelli. Quel giorno fu decisa la ricostituzione del sodalizio, con la formazione di un nuovo statuto che fu approvato dal vescovo di Mileto il 5 luglio di quello stesso anno 1727. La mancanza di successive notizie mostrerebbe che la reintegra rimase un pio desiderio di quei pochi zelanti che avevano inoltrato la richiesta (32).
Per devozione i signori D’Antona avevano offerto un organo al servitio, et decoro della Chiesa di d(et)to Convento con la clausola che i suonatori di quell’organo sarebbero dovuti essere bonvisti tanto dai donatori che dai loro successori. Rinunciarono a queste actioni e pretentioni i fratelli sac. Domenico e signor Pietro D’Antona con istrumento notarile del 13 settembre 1728 (33).
La dotazione di sacri vasi e di paramenti per le celebrazioni liturgiche è documentata da due non datati inventari compilati dopo i danni causati dal terremoto del 5 e 7 febbraio 1783, e firmati dal tenente Giacinto Cajafa, residente quell’anno in Arena dove per conto della Cassa Sacra provvide alla requisizione dei sacri vasi d’oro e d’argento appartenenti alle chiese ed ai conventi di quel feudo (34). Le quattro malandate pianete, alcune sprovviste della stola ed altre del manipolo, lasciate in uso per le necessità del convento, con l’aggiunta della mancanza di un calice, stavano a dimostrare l’irrazionalità di chi aveva proceduto alle assegnazioni di arredi e paramenti in favore della chiese parrocchiali dopo le requisizioni condotte con sistematicità dagli zelanti funzionari della Cassa Sacra (35). Non si comprende a cosa servissero quattro tunicelle, se non c’era alcun diacono per indossarle nelle celebrazioni.
Il ministero degli agostiniani nei paesi viciniori è testimoniato dalle elemosine di 4,50 ducati negli anni 1763/64 della cappella del Santissimo Sacramento del casale di Bracciara per trenta messe celebrate nei giorni domenicali e festivi, e di 1,50 ducati per quindici messe che nel 1781/82 il padre predicatore Pasquale Basile applicò in suffragio dell’anima di Rosa Viterbo iscritta alla confraternita del Rosario di Dasà (36).


La fine
Le scosse del terribile flagello del citato terremoto dei giorni 5 e 7 febbraio 1783 provocarono il crollo della chiesa e del convento, e tutti i frati sopravvissero. Ricostruite dopo la catastrofe due stanze, formate di pietra, e fango, fatte a solaro, di tavole di castagna, e soffitto con trentatre tavole, anche di castagna tra i ruderi o da questi non molto discosti, fino al 24 ottobre 1797 erano occupate dal padre superiore baccelliere Giuseppe Ciamprone che essendo l’unico religioso presente viveva in realtà da eremita (37).
Quel giorno d’autunno fu fatto l’inventario delle poche robe e dei salvati sacri arredi e suppellettili raccolti nelle due stanze e degli utensili della sottostante cucina, che furono presi in consegna dal sac. Pietrantonio Luzzi in qualità di delegato del vescovo di Mileto.
Soppresso dal noto Piano Fuscaldo ed incamerati i beni e le rendite, con quell’atto il convento veniva definitivamente chiuso (38). E dopo due secoli e mezzo il nero saio dei religiosi agostiniani finiva d’illuminare il cammino spirituale delle anime di Acquaro e di Semiàtori.
Lo stato dei ruderi si trova lapidariamente descritto nelle liste di carico compilate nel 1790 : Poco distante dal Casale di Acquaro esisteva prima del Tremuoto il Convento colla Chiesa de PP. Agostiniani sotto il titolo di S. Maria del Soccorso, ma sopragiunto il Tremuoto restarono l’uno, e l’Altra intieramente diroccati, cosicche oggi non si osservano, che mucchi di pietre (39).
L’adiacente trappeto fu riattato per conto della C(assa) S(acra), ed era in efficienza (40). Nel 1796 era tenuto in affitto da Francesco Pitisano, che pagava sette rotoli e mezzo di olio (rotolo = 0,891 Kg) per ogni molitura di dodici tomoli di olive (41).
Pervenuto in proprietà della parrocchia di Lìmpidi (fraz. di Acquaro) un locale, ò piano Fabriche dirute della fu Chiesa, e Convento di Santa Maria del Soccorso, e Padri Agostiniani, nel 1847 il parroco Pasquale Greco lo concesse in fitto a Domenico Scarmozzino con la clausola di dover spetrare tale Locale per intiero per quanto lo è, e renderlo terreno seminatorio ed ammassare le pietre onde si potessero costruire i muretti a secco per la recinzione dello stesso fondo (42).
Oggi, dopo una sfida due volte secolare contro la natura, i resti dei muri di pietra e calce variamente sopraelevati dal circostante terreno ricordano a quanti transitano lungo la contigua strada campestre che in quel luogo riposano le ossa di tanti antenati che in vita si recavano in quella chiesa per la santificazione dei giorni festivi .
La località, come riportato nel documento angioino di sette secoli orsono, è conosciuta ancora con la denominazione Santa Maria.



n o t e

sigle ed abbreviazioni

AGA = Archivio Generale degli Agostiniani – Roma
ASD M = Archivio storico diocesano di Mileto
AS VV = Archivio di Stato di Vibo Valentia
AS CZ = Archivio di Stato di Catanzaro
not. = protocollo del notaio
istr. = istrumento
t.to = testamento
t.za = testimonianza
ob. = obbligo
inv. = inventario
cart. = cartella
f. f. = foglio
ff. n. n. = fogli non numerati
1)

1) AGA, fondo Ii, 6. Relazione del 14/03/1650, f. 219.
2) ASD M, cart. Semiàtori – conventi, ff. n. n.
3) Interessanti sono le notizie delle distruzioni del frutteto e di due case, avvenute senz’altro al tempo dei passati disordini. Scrivendo nel 1273 il riferimento era senz’altro ad episodi delle lotte tra svevi ed angioini, conclusesi in favore di questi ultimi con la sconfitta e la morte del re Manfredi a Benevento il 14/02/1266. Si apprende anche che all’epoca il prezzo dell’olio di oliva variava da 0,30 a 0,40 ducati per ogni cafiso.
4) AGA, fondo Ii, 6. Relazione…., f. 219.
5) AGA, fondo Dd 41, f. 77.
6) L’esplorazione dei ruderi è stata fatta una ventina d’anni orsono, rilevando quanto era visibile al di sopra del piano di campagna. Si comprendono le mancanze parziali o totali di quelle strutture delle quali le fondazioni sono ancora sotterrate. Purtroppo, per costruire un tratto di strada interpoderale, alcuni anni prima erano stati insensatamente distrutti i resti della parte anteriore del complesso monastico.
7) AGA, fondo Ii, 6. Relazione …., f. 219. Le stanze erano al piano superiore, mentre al sottostante piano terra erano i magazzini.
8) AS VV, not. P. G. Salimbeni, ob. 12/05/1753.
9) E. BOAGA, La soppressione innocenziana dei piccoli conventi in Italia, Roma 1974, pp. 27-29. Il breve Inter coetera fu promulgato dal pontefice Innocenzo X il 17/12/1649; AGA, fondo Ii, 6. Relazione …, f. 219.
10) AA. VV., Enciclopedia Cattolica, vol. IX, Città del Vaticano 1952, pp. 22-23. Si dicevano oblati quegli uomini che donavano il loro lavoro e le loro sostanze ad un monastero o convento, sia entrandovi che vivendo nel mondo, ritenendo talvolta l’usufrutto dei loro beni. I primi sporadici esempi sono documentati nell’VIII secolo, ma l’affermazione è dell’XI secolo quando i monaci cominciarono ad abbandonare il lavoro manuale per poter dedicarsi alla preghiera ed allo studio; A. TRIPODI, Note di vita monastica settecentesca. La vigna-grangia dei Minori Conventuali d’Arena, in “Historica” XXXVII (1984), n. 4, pp. 202-205; A. TRIPODI, Notizie di storia religiosa della diocesi di Mleto-Nicòtera-Tropea (1), in “Incontri Meridionali” VIII (1998), n. 3, pp. 131; ora in A. TRIPODI, In Calabria tra Cinquecento e Ottocento, Reggio Calabria 1994, pp. 32 e 35 e pp. 64 e 65 rispettivamente.
11) AGA, fondo Ii, 6. Relazione …, ff. 219v-221.
12) L. CARLIZZI (a cura di), Carte dell’Archivio Caracciolo d’Arena – Inventario, Ionadi 1997, p. 69.
13) G. VALENTE, Storia della Calabria nell’età moderna, vol. 2°, Chiaravalle Centrale 1980, p. 249 (appendice I).
14) AS VV, not. G. Perna, istr. 19/10/1684; not. F. Valente, istr. 11/05/1677. I due istrumenti furono stipulati in Monteleone, ora Vibo Valentia.
15) P. FEDELE (fondato da), Grande dizionario enciclopedico, vol. 2°, Torino 1968, p. 562. Il titolo baccelliere era attribuito a chi aveva conseguito il baccalaureato, grado accademico inferiore alla laurea dottorale.
16) AGA, fondo Aa, 11, ff. 652-664.
17) AS VV, not. D. Ciancio, istr. 27/04/1728.
18) AS VV, not. G. Oppitisano, istr. 06 e 07/12/1740.
19) AS VV, not. D. Ciancio, istr. 15/08/1741.
20) ASD M, cart. Semiàtori – conventi, ff. n. n. .
21) AS VV, not. A. Imenèo, istr. 23/01/1758 e 31/08/1767.
22) AS VV, not. A. Imenèo, istr. 10/09/1777. Il documento si trova inserito tra i ff. 70-71 dell’anno 1782.
23) ASD M, cart. Semiàtori - conventi, ff. n. n. .
24) ASD M, Relazione del vicario foraneo sac. Antonino Corrado di Dasà, datata 15/08/1753.
25) AS VV, not. P. G. Salimbeni, ob. 10 e 12/10/1754. Sindaco generale dello “Stato” di Arena era il magnifico Giuseppantonio Filardo di Dasà, ed arciprete di Acquaro l’u. i. dr Mario D’Antona.
26) AS VV, not. P. G. Salimbeni, ob. 12/10/1754. Il clero di Semiàtori era composto dal parroco Michelangelo Condò, dai sacerdoti Francesco Mattei , Domenicantonio Minniti ed Antonino Malvaso, e dal diàcono Pietro Pitisano.
27) AS VV, not. G. D. Francese, t.za 02/07/1760. Il cognome Iaconissa è da tempo Iaconis.
28) AS VV, not. D. Ciancio, t.ti 15/08/1741 (sono due), 12/11/1742, 26/08/1746; not. A. Imenèo, t.ti 30/04/1765, 18/10/1768, 02/05/1772, 10/08/1773, 26/06/1775, 03/04/1776, 08/07 – 14/09 – 14/10 - 06/11/1778, 25/03 – 11/04 – 16/06 – 10/07 – 27/07 – 04/09/1779, 05/03 – 16/11/1782, 19/09 – 15/10 – 30/10/1783.
29) AS VV, not. G. Oppitisano, t.to 01/02/1722; not. D. Ciancio, t.ti 04/04/1740 (sono due); not. A. Imenèo, t.ti 27/11 e 20/12/1757, 26/08/1758, 08/10/1759, 22/09/1769, 19/11/1770, 30/03 e 30/08/1771, 10/04/1774, 21/11/1776; not. P. Corrado, t.to 18/12/1777.
30) AS VV, not. A. Imenèo, t.to 17/10/1768 per gli Andrello; not. D. Ciancio, t.to 14/02/1723 per i Còmito; not. A. Imenèo, t.ti 25/08 e 30/08/1782 per i Mattei, e 03/12/1767 e 10/09/1777 (è il citato testamento dell’arciprete Mario D’Antona, già canonico della cattedrale di Nicòtera, nato il 30/07/1697 e morto il 20 novembre 1778); not. G. Oppitisano, t.to 23/03/1758 e not. A. Imenèo, t.to 31/08/1767 per i Pitisano.
31) ASD M, Platea Panzani, compilata l’anno 1654.
32) ASD M, cart. Semiàtori – conventi, ff. n. n..
33) AS VV, not. D. Ciancio, istr. 13/09/1728.
34) ASD M, cart. Acquaro – conventi, f. n. n. .
35) La Cassa Sacra era un organismo burocratico istituito nel 1784 col compito di amministrare i beni e le rendite dei luoghi pii onde venire incontro alle necessità delle popolazioni calabresi colpite dal terremoto dell’anno precedente. Fu soppressa nel 1796 dopo dodici anni di sperperi senza che nulla fosse stato realizzato degli impegni istituzionali.
36) AS CZ, Libro della cappella del Santissimo Sacramento di Bracciara, f. 131; Libro della cappella del Santissimo Rosario di Dasà, f. 45.
37) AS VV, not. N. Bruni, inv. 24/10/1797.
38) AS CZ, fondo Cassa Sacra – Segreteria Ecclesiastica, cart. 75. Sono i Piani ecclesiastici di Calabria Ultra conosciuti come Piano Fuscaldo dal titolo araldico del marchese Tommaso Spinelli che nel 1790 li compilò per regio incarico.
39) AS CZ, fondo Cassa Sacra – Liste di carico, vol. 2°, f. 164.
40) Ibidem.
41) ASD M, cart. Acquaro - conventi, Inventario delli Beni, e Rendite del Conv(en)to degli Agostiniani di Acq(ua)ro detti del Soccorso […], 1796, ff. n. n. .
42) AS VV, not. D. A. Cosentini, istr. 03/08/1847.



( Questo saggio è la versione riveduta ed ampliata di un altro
pubblicato sul trimestrale “Brutium” LXX (1991), n. 4, pp.
6-8, inserito in A. TRIPODI, In Calabria tra Cinquecento
e Ottocento, Reggio Calabria 1994, pp. 81-86 )






D O C U M E N T I


La relazione del 14 marzo 1650

In essecutione di quanto stà disposto, et ordinato per Constitutione Pontificia della S(antit)à di N(ostro) S(ignore) Papa Innocenzo X, habbiamo noi sottoscritti Vicario del Con(ven)to di S(anta) Maria del Soccorso d’Acquaro, e Simiàtore dell’Ordine di S(ant)’Agostino della Cong(regatio)ne del B(eato) Fran(ces)co di Zumpano fatto la p(rese)nte Relatione con l’altri Padri Locali del Con(ven)to, quale è del tenor Seg(uen)te V#61538;.
Il Monastero sito, e posto nelli Circumferentj d’Acquaro, e Simiàtore della Provincia di Calabria Ultra dell’Ord(ine) di S(ant)’Agostino dell’Osservanza del B(eato) Fran(ces)co di Zumpan0 Diocese di Mileto nel Mez(z)o delli d(ett)i Casali fondam(en)to nel Pontif(icato) di Paulo 3° nell’anno 1546 con suo Breve, Luogo comodo per sentirsi li Divini Officij, e Sacrificij dalli Populi di esso Casale, et altri come publico passaggio quasi d’una Provincia, e l’altra distante dà Boschi, e Selve, D’Acquaro uno q(uar)to di Miglio, dà Simiàtore un Mez(z)o tiro d’Archibuggio strade dritte, e piane per non essere d(ett)a Abitatione murata àttorno, e in luogo praticabile tanto per sentirsi li Divini Officij quantp per il passaggio continuo delli Cittadini dello Stato di Arena, et altri con grandissimo concorso de popoli dell’uno, e l’altro sesso così in giorni festivi, come di Lavoro sotto Titolo di S(anta) Maria del Soccorso.
Quale Chiesa con dispendio di Fabriche unite con il Monast(er)o può ascendere alla somma di s(cu)di 9000 di M(onet)a Ro(mana). La Chiesa è 67 palmi di Lunghezza, e di Larghezza 28, l’Alta(re) mag(gio)re ornato di belliss(i)mi Quadri dorati con Belliss(i)ma Custodia tutte poste dentro la lamia con Coro mediocre attorno per cantar Vespro nelle Festività, et altri giorni con Arco di Pietra, et due Cappelle fuori dell’Arco beniss(i)mo ornate con altre X Cappelle parte ben ornate, e parte mediocre con bellis(si)mo Organo nella parte sinistra della Chiesa, et sopra la Porta un Coro Mediocre per li Divini uffitij, e continui esercitij Sp(iritu)ali delli Frati con una Sacristia, dove vi è posta una Cap(pel)la della SS:ma Annunciata, che corrisponde al Chiostro.
Il Convento è serrato con due quarti di Colonne di Pietra finite Larghe ogn’uno palmi 9 di Fabrica nova due altri si hanno di fare, Vi è una bona Cocina con due Camerette dentro, Un'altra nel Forno, Una Cantina per il Vino, Un Refettorio con la Cas(c)ia del Deposito, et altre cose in forma d’Ernosto dentro li quarti finiti vi è una scala molto commoda per le stanze con li due passeggiatori finiti con Collone tonde di Pietra, quante ne sono nec(essa)rie, et uno Dormitorio finito con sette Camere, et un altro con 14 altre che stanno quasi per finirsi, il Chiostro quadro di 46 palmi inc(irc)a con un Corso d’Acqua quando vi è necessario dellaartedi fuora attaccato al d(ett)o Monast(er)o tiene un orto commodo per li Frati di Foglie fichi, Cetrangoli, Uva, et altri puochi frutti di tum(ula)te due inc(irc)a, che dedotte le spese sene può avere di mo(neta) ro(mana) _______________________________________________ scudi 10 : -
Il n(umer)o de Padri prefisso sono 5 Sacerdoti, 4 Serviente cioè un Laico Profeso, e due altri Servienti, et è solito stare un Clerico Professo al p(rese)nte per scarsezza non viè, et assistiamo noi otto sottoscritti F(rà) Dionisio laRota di Montepaone Vic(ari)o, F(rà) Dom(eni)co Galati d’Acquaro Sottop(rio)re, F(rà) Fulgenzio Gerace di Cstel Vetere, F(rà) Adeodato Emanuele di Palermo, F(rà) Nicola Bianco della Torre Odierno Proc(urato)re Sacerdote. Laico Professo F(rà) Giulio Gimelli di Montepaone Ser(vien)te, F(rà) Nicola Adonio di Scilo (Scido ?), Adiego ****uni (Cantone ?) d’Acquaro.
Possiede d(ett)o Mon(aste)ro nel Territ(ori)o di Simiàtore vicino esso Convento due Giardini Erborati di Olive, Noce, Agrumi, et un altro di Celsi di Capacità di tumulate 12 inc(irc)a, che dalle d(ett)e terre, e frutti un anno per l’altro se ne può ricevere di affitto di M(one)ta Ro(mana) _____________________________________________ scudi 20 : -
Nel Territorio di Serrata tiene una Vigna con Celsi, Fichi, e Terre Arat(ri)e, et uno Giardinello di Celsi, che tutti sono di Capacità di tumulate 5 inc(irc)a si riceve di affitto l’anno di m(oneta) r(omana) __________ scudi 8 : 6 : -
Nel Territorio di Miglianò (a) tiene un giardino di Celsi, e fichi di tumulate due inc(irc)a si percepisce di affitto di m(oneta) r(omana) _________________________________________________________________ scudi 7 : 3 : -
Nel Territorio di Mùtari (b) per terre Arat(ori)e di capacità di tumulate … inc(irc)a si riceve d’affitto l’anno t(umu)la 9 di grano Venoso un anno per l’altro si calcola à Carlini cinque il t(umu)lo ascende alla somma di m(oneta) ro(mana) ________________________________________________________________________ scudi 4 : - : -
E più tiene nel Territorio d’Acquaro, e diversi altri luochi Terre Arat(ori)e t(umula)te di terra 21 inc(irc)a ne riceve l’anno cioè di Censo dà quelli d’Acquaro di m(oneta) r(omana) s(cu)di 4 : 9, et dall’altri ne riceve g(ra)no t(umu)la 2 q(uar)ti 2 Stupolli 2 valutato a Carlini 10 di m(one)ta di Regno importa, che uniti con li sop(radet)ti in M(one)ta Ro(mana) sono _____________________________________________________________________scudi 7 : 5 : -
Et più tiene un Castaneto in Comune con il SS:mo Sacram(en)to di Monte Leone (c), che iceve d’affitto di M(oneta) Ro(mana) _________________________________________________________________________ scudi - : - : 5
Et più tiene un Castaneto, che riceve ogn’anno g(iul)i ___________________________________ scudi - : 1 : -
Et più nel Territ(ori)o d’Acquaro tiene una Vigna con altri Arbori riceve d’affitto di M(oneta) r(omana) _________
________________________________________________________________________________ scudi 2 : -
Et più nel Territorio di Simiàtore tene una Vigna di Capacità di tumulate 5 inc(irc)a, dedotte le spese ne riceve l’anno franchi di m(oneta) ro(mana) __________________________________________________________ scudi 8 : -
Et di più tiene di Censi Enfiteutico in grano t(umu)la 3 q(uar)ti 3, et Stup(pelli) 17, che à rag(io)ne come s(opr)a in m(oneta) r(omana) --------------------------------------------------------------------------------------------------- scudi 3 : 7 : 6
E più di Censo come di sopra di Grano Venoso t(umu)la 1 q(uar)ti 2, e più orgio t(umu)la 1 che un anno per l’altro sono di M(oneta) r(omana) ____________________________________________________________scudi 1 : 2 : -
Et più tiene pecore , ò Capre n(umer)o 97, dalli q(ua)li si riceve ogni anno d’affitto di M(oneta) ro(mana) _______
________________________________________________________________________________ scudi 12 : 7 : 8
Et più d(ett)o Mon(aste)ro sol Cavare d’Elemosine incerte, mà consuete, come grano, seta, oglio, Denari, Pane, Denari per Messe, che tutti possono ascendere in m(oneta) ro(mana) ___________________________scudi 15 : -
Et più tiene di Censi Enfiteutici, e Bullari s(cud)i 150 – p(e)rò deducendo l’inesigibili restano di m(oneta) r(omana) _________________________________________________________________________________ scudi 120 : -
Et più tiene diversi Oliveti dalli quali, ne riceve un’anno per l’altro Cafisi d’Oglio n(umer)o 35 à rag(io)ne di Carlini 9 il Cafiso di M(one)ta Ro(mana) sono _________________________________________ scudi 30 : -
Di più tiene d(ett)o Con(ven)to di Censi Enfiteutici Oglio, Cafisi tre, e due enisigibili, et uno fallito, che valutato come s(opr)a importa in m(oneta) r(omana) s(cu)di 1 : 7 : 2 ________________________________ scudi 1: 7 : 2
Et più tiene fronda Sacchi 25 di M(oneta) R(omana) ___________________________________ scudi 5 : -

Esito del sop(radet)to Mon(aste)ro
Et p(rim)o tiene però di Messe perpetue cioè tutta la settimana n(umer)o 27, Annuali n(umer)o 122
E più paga di Censo Enfiteutico a diversi particolari _____________________________________ scudi 5 : - : -
E più paga di Censo in oglio Cafiso mez(z)o, che in m(oneta) r(omana) _____________________ scudi - : 4 : -
E più paga di Colletta al P(adre) R(everendissi)mo Proc(urato)re dell’Ord(i)ne, P(adre) Vic(ari)o Subsidio di Cap(ito)lo G(e)n(er)ale di Noviziato di studio m(oneta) r(omana) ___________________________ scudi 10 : -
E più per mantenim(en)to della Chiesa, come cera incenso, libri, et altre occorr(en)ze di M(oneta) R(omana) _________________________________________________________________________________ scudi 10 : -
E più per fabrica ogn’anno di m(oneta) r(omana) ______________________________________ scudi 15 : -
E più per Mantenim(en)to de Frati, e Serv(ien)ti in grano, Vino, Oglio,Caseo, Carne, Legumi, et altre Cose di m(oneta) r(omana) _________________________________________________________________ scudi 130 : -
E più per lite, che sole vertere con la R(everen)da Fabrica si sole spendere l’anno di M(oneta) R(omana) _________________________________________________________________________________ scudi 1 : -
E più per Vestuario di Sacerdoti, Laico prof(ess)o, Serviente, e Garzone di M(oneta) r(omana) scudi 67 : 3 : 3
E più per Medico, Medicine, Barbiere, Lavandaia, Av(v)ocati, Proc(urato)ri un anno per l’altro di M(oneta) R(omana) ________________________________________________________________________ scudi 12 : -
Et per visita di Sup(erio)ri Corrieri, et altre cose nec(essa)rie per la Religione di M(oneta) R(omana) _________________________________________________________________________________ scudi 4 : -
Et più per hospitij ________________________________________________________________ scudi 10 : -
Et più per reparationi di Letti, biancheria di Tavola, Stigli all’Officina di m(oneta) r(omana) _____ scudi 8 : -
Per finirsi d(ett)o Mon(aste)ro si come dicono huomini esperti li bisogna di spesa s(cu)di 5000 di M(oneta) Ro(mana)
Noi infra(scri)tti col mez(z)o del n(ost)ro Giuram(en)to a(t)testiamo haver fatto diligente Inquisitione, et recognitione dello stato del Mon(aste)ro sud(ett)o, et che tutte Le cose i sopra espresse, et ciascheduna d’esse sono vere, et reali, et che non habbiamo tralasciato d’esprimere alcuna Entrata, uscita, ò peso del Mon(aste)ro med(esi)mo, che sij pervenuto alla nostra notizia. Et in fede habbiamo sottos(crit)to la p(rese)nte di N(ost)ra propria mano, e seg(na)ta q(ue)to di 14 Marzo 1650
Io F(rà) Dionisio di Montepaone Vic(ari)o del d(ett)o Mon(aste)ro
Io F(rà) Dom(eni)co d’Acquaro Dep(uta)to aff(ir)mo come s(opr)a Locus #61483; Signi
Io F(rà) Adeodato di Palermo Dep(uta)to aff(ir)mo ut s(upr)a


( AGA, Ii, 6, ff. 219-221)



I vasi sacri requisiti al convento nel 1783

Un Calice di Argento colla sua Patena = Tre Bicchieri di Calici colle viti di ferro, e due Patene oncie dodici, e me(z)za = ed oncie dicedotto il Calice di Argento colla Patena = UnaPisside di Argento oncie nove = Una Sfera Giornaliera di Argento con Cristalli, viti di ferro, oncie Sei, e me(z)za di Argento, una colli bottoni di rame = Tre Piedi di Calici di rame dorati = Quali Sagri vasi furono Consegnati al R(evere)ndo Arcip(reit)e di Acquaro : D. Lorenzo Caristina : = =


( ASD M, cart. Marchese di Fuscaldo )




L’inventario del 1783

Sacri Vasi = Un calice di arg(en)to colla sua patèna = Tre bicchieri di calici, e due patène = Una Pisside di arg(en)to = Ed una Sfera anche di arg(en)to il tutto del peso di libre tre, ed once diece.
Sacri Utensili = Una Pianeta d’amoer bianco col manipolo, stola, borsa, e sopraccalice riccamate in seta con galloncino di oro attorno = Due tonicelle di amoer violaceo ondato, con francette gialle, e violace = Una pianeta con manipolo, e stola della med(esim)a roba, e colla stessa francetta = Un'altra di damasco verde con stola, e manipolo, e galloni falzi = Due tonicelle della med(esim)a roba con galloncini di bombace = Un piviale di amoer verde con passamano di seta = Una pianeta di damasco rosso con stola, e manipolo guarnito con galloni falzi = Un piviale di damasco di più colori con passamano di bombace = Un altra pianeta di damasco bianco e rosso, con stola e manipolo, guarnita con galloni falzo = Due tonicelle di damasco, simile al piviale, e pianeta con francette di seta = Una pianeta di amoer rosso con passamani di bombace = Altra di stoffa di diversi colori, con stola, e manipolo, con galloni di seta bianca = Altra di damasco bianco con stola, e manipolo, con galloni gialli = Due tonicelle di damasco bianco con passamano di bombace = Un piviale, e due tonicelle con un manipolo di stoffa bianca, e rossa, e guarniti con merletti falzi = Una pianeta di damasco verde e bianco colla stola, con passamano di bombace = Un altra di damasco nero con stola, e manipoli coi galloncini bianchi = Due tonicelle di griscetto nero con galloni di bombace = Un piviale di damasco bianco = Due tonicelle di damasco rosso con passamano di bombace = Un avanti Altare di calamo, e seta rigato con galloncini falzi = Un panno di croce di damasco portauova bianca, e rossa = Un panno per il Lettorino dell’istessa roba = Un Ombrella di stoffetta in più colori colla francetta di seta gialla = Un Portiere dell’Altare di drappo giallo fiorato in seta con merletto di arg(en)to = Una tovaglia di calamo e seta di vari colori = Quattro borse di varj colori quasi inservibili = Tre cotte, e tre camici di oretta coi merletti, ed amitti, uno de’ quali camici tiene il merletto, ma logoro = tre cingoli di seta verde con i loro fiocchi, e tre fiocchi di seta, ed oro attaccate alle cotte = Un altro camice di tela fina col merletto, e cingolo = Un altro camice di tela col cingolo, ed amitto = Quattro corporali, e tre palle d’orletta riccamata = Cinque purificatori di orletta = Sei tovaglie di Altare con pezzilli = Un messale = Dieciotto frasche di fiori di carta rossa, ed argentata = Dodici vasi di detti fiori, e sei Candellieri di legno dorato = Un espositorietto di damasco bianco e verde = E il quadro della Vergine del Soccorso.

( ASD M, cart. Acquaro - conventi )




L’inventario del 24 ottobre 1797

A richiesta fattaci dal R(everendissi)mo Sig(no)r D. Pietrant(oni)o Luzzi della Terra di Dasà Vic(ari)o For(ane)o dello Stato d’Arena, e Delegato della R(everendissi)ma Curia Vescovile di Mileto, in adempim(en)to de Reali ordini, personalm(ent)e ci Siamo conferiti nel Mon(aste)ro de P.P. Agostiniani della Terra d’Acquaro d’Arena, per formare Inventario di tutto, giusta gl’ordini di d(ett)a R(everendissi)ma Curia, in dove abbiamo ritrovato li Seguenti beni V#61538;
In p(ri)mo luogo vi sono due Stanze, formate di pietra, e fango, fatte a Solaro, di tavole di Castagna, e Suffitto con trentatre tavole, anche di castagna : Annesso a d(ett)a Casa vi è il trappeto, Costruito anche di pietra, e fango. Nella p(ri)ma di d(ett)e Stanze altro non si trova che il letto consistente in una lettiera di legno, ed un materasso di capace che si prese in affitto per comodo del Superiore di d(ett)o Suppresso conventino P(adre) Baccilliere F(rà) Giuseppe Ciamprone = Una boffetta = tre Sedie, ed uno Stipone per commodo = La Seconda Stanza Serve per commodo di cucina, esiste il forno, e pochi ordigni di creta per uso di d(ett)a cucina. Nello basso di d(ett)e Stanze esistono Sei giarre di terzo = Un granajo grande do tavole di Castagna, circa tu(mu)li Sessanta vacuo. E nello Trappeto vi sono Una Caldaja grande per uso del med(esi)mo trappeto, tina, ed ogn’altro che bisogna per lo Trappeto Sud(ett)o ed una pagliera piena di paglia, e fuschi, e porzione di fieno, per commodo del bove per lo Trappeto Sud(ett)o.
Li d(ett)i beni dal d(ett)o R(everendissi)mo Sig(no)r Delegato Luzzi, e Superiore di d(ett)o soppresso Conventino furono consegnati al Superiore de’ P.P. Conventuali d’Arena P(adre) Fran(cesc)o Ant(oni)o Bufalo Amministratore , Proprietario, e Depositario, lo q(ua)le s’obbliga tenerli à disposizione di Mons(igno)r E(ccellentissi)mo Ves(cov)o di Mileto, onde, e così
Acquaro li 24 8bre 1797
Pietrant(oni)o Luzzi Vic(ari)o For(aneo) Deleg(at)o
P(adre) B(accellie)re Gius(epp)e M(ari)a Ciamprone Priore ho consegnato come sopra
P(ad)re Fran(cesc)o Ant(oni)o Bufalo mi ho ric(evut)o e mi obligo co(m)e Sop(r)a
Ita est, coram me, et in fidem. Ego Reg(i)us, et Pub(lic)us Not(ari)us per totum Regnum
Nicolaus Bruni Dasà Arenarum Solito Sig(n)o Sig(nav)i Rog(at)us


In d(ett)a Stanza, che abbitava d(ett)o Superiore, abbiamo ritrovato i Seguenti Sagri arredi, e Suppellettili
Una pianeta violace di drappo col solo manipolo = Una tonicella di molla violace usata = Due tonicelle di damasco rosso, e giallo Senza Stola, e Senza manipolo usati = altra pianeta rossa vechia di drappo con Sola Stola = Un proviale violace di drappo = Una pianeta vechia di Seta con Stola = Altra pianeta violace lacera con manipolo, e Stola nera = A(lt)ra tonicella violace lacera = Uno Messale, ed un Missaletto de Morti, vechi, e laceri.
Li soprad(ett)i beni furono consegnati dal d(ett)o Superiore di d(ett)o Suppresso Conventino, al d(ett)o Sig(no)r Delegato Luzzi, lo q(ua)le si obbliga tenerli a disposizione di Mons(igno)r E(cellentissi)mo Vescovo di Mileto, onde, e così . Acquaro li 24 8bre 1797 .
P(adre) B(accellie)re F(rà) Gius(epp)e M(ari)a Ciamprone hò consegnato come sop(ra)
D(on) Pietrant(oni)o Luzzi Vic(ari)o For(ane)o Deleg(at)o si ha ricev(ut)o e si obliga come
sop(ra)
Ita est coram me, et in fidem. Ego Reg(i)us, et Pub(lic)us Not(ari)us per totum Regnum
Nicolaus Bruni Dasà Arenarum, meo Solito Sig(n)o Sig(nav)i R(o)g(at)us


Dichiaro io Sottos(critt)o Superiore de Conventuali d’Arena, Amministratore, Proprietario, e Depositario, aver ricevuto dal Superiore del Suppresso Mon(aste)ro de P:P. Agostiniani d’Acquaro le Seguenti Scritture cioe = Due Libri magistrali nuovi, in dove si ritrova introito, ed esito = Altri ventiquattro plichettini di Scritture = Manuali libretti num(er)o quattordici = Una plateola formata dal Sig(no)r Cajafa = Ed un Lucidario fatto da Not(a)i antichi = Una Lista di carico fatta dal passato Amministratore Rascaglia = Ed un altro libro d’Introito, ed esito col conto preso al Superiore della Religione Soggillato, e legalizzato, onde per futura cautela ho formato il p(rese)nte, e così. Acquaro li 24 8bre 1797.
Io P(ad)re Fran(cesc)o Ant(oni)o Bufalo mi ho ric(evut)o come sop(r)a
B(accellie)re F(rà) Gius(epp)e M(aria Ciamprone ho consegnato come Sopra
Ita est, et in fidem. Ego Reg(i)us, et Pub(lic)us Not(ari)us per totum Regnum
Nicolaus Bruni Dasà Arenarum, meo Solito Sig(n)o Sig(nav)i Rog(at)us



( AS VV, notaio Nicola Bruni di Dasà, inventario 24/10/1797 )


Antonio Tripodi

Fonte: www.sacrocuoreonline.it
1   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
acquaro Inviato - 31/05/2007 : 11:48:31
grazie,prof tripodi, persona nota a tutti per disponibilità e cortesia, lo ricordo con molto affetto, è stato un mio prof.mi piacerebbe vedere uno spazio gestito dal lui, un dibattito su come affrontare e risolvere i problemi sociali che affliggono la nostra zona, rivisitando il tutto anche da un punto di vista storico.....per capire!chiedo all'admin se può recapitare questo messaggio,
inviterei inoltre i cosiddetti"intellettuali" e non, a partecipare, a dare qualche contributo, a dire la loro
non state lì rintanati a rimurginare sul passato "gratuito", quando i nostri nonni(e i nostri genitori, a volte) pensavano che i propri diritti passavano dalle vostre "benevolenze".....in questo siamo cresciuti, c'è solo da migliorare....."finiu l'epoca duva s'avanzava u pollu po miadicu"
cambiate, partecipate!!
abbassate le ali
sfruttate le nuove tecnologie, il progresso avanza rapidamente
mi sembra che voi stiate li a guardare.
.......ovviamente non faccio di tutta l'erba un fascio.
saluti e a presto

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